Teologia a Benediktbeuern

Studi di teologia

Tessera di studente

Preparato da due anni di tirocinio fatti a Berlino, non fu per me difficile inserirmi nello studentato di Benediktbeuern per quanto riguardava la lingua. Ero particolarmente contento anche perché in Germania, dall’altra parte di Monaco viveva mio fratello con la famiglia, anche se i contatti con lui in quegli anni non furono molto frequenti.

Il grande ex monastero benedettino di Benediktbeuern ha una lunga storia: fondato nel 739 con l’aiuto di san Bonifazio è celebre nel mondo per i CARMINA BURANA che i monaci raccolsero nel medioevo in un codice. Il monastero nei secoli subì varie vicissitudini. Nel 1930 venne acquistato dai Salesiani di Don Bosco, dove istituirono l’istituito superiore di Filosofia e Teologia per i seminaristi dell’ordine; nonostante la chiusura della facoltà di teologia, ancora oggi l’istituzione universitaria ospita 600 studenti di altre materie ed è aperta anche ai laici.
[http://www.kloster-benediktbeuern.de/]
[http://www.bavieraturismo.it/il-convento-benediktbeuern-baviera-germania]

Benediktbeuern: panorama con abbazia, paese e sullo sfondo il Benediktenwand

L’abbazia venne rifatta in stile barocco fra XVII e XVIII secolo. Negli anni ’30 era stato acquistato dai Salesiani che operarono in quegli anni diversi restauri. La chiesa barocca anzitutto, che ricevette poi il titolo di basilica minore; l’ostello della gioventù, ma soprattutto le abitazioni degli studenti. Durante gli anni  dei miei studi (1966-1970) eravamo circa 120 studenti tra filosofia e teologia. La casa, saggiamente amministrata da una trentina di coadiutori era molto grande e viveva in un sistema autarchico perché aveva di tutto: mulino, panetteria, stalle, campagna, porcilaia, macelleria, giardino con serre e piantagioni, caseificio, distilleria, sartoria, officina di fabbro, pittore, muratori, ecc. Dallo stallatico veniva prodotto il gas che forniva il riscaldamento a tutto l’esteso edificio.Gli ambienti interni del monastero erano belli, soprattutto le due sale barocche: l’antica Festsaal dove si tenevano conferenze e concerti e la nuova Festsaal, trasformata in cappella. Lunghi corridoi al primo piano mettevano in comunicazione le varie ali dell’edificio che racchiudevano due quadrilateri. C’erano biblioteche ben fornite di libri e facilmente accessibili a noi, almeno le biblioteche di presenza, chiamate Seminari. Un po’ meno accessibile la biblioteca centrale. C’era anche un ostello per la gioventù (Jugendherberge) che poteva ospitare oltre 300 giovani, una libreria nella quale potevamo fare i nostri acquisti, e anche la parrocchia del paese, retta da un parroco salesiano (p. Huber).

Ex monastero benedettino

Nel 1966, anno del mio arrivo, erano incominciati i lavori di ristrutturazione delle varie ali del grande fabbricato quadrato. Da due piani molto alti, si preparavano tre piani con camerette singole. I chierici venivano impiegati al mercoledì pomeriggio in lavori di pulizia della casa. A me toccò di far parte della squadra speciale che lavorava nel cantiere a pulire, trasportare macerie ecc. In compenso potevamo poi passare in macelleria a ritirare una birra e una bella fetta di Wurst per la merenda!

“Conveniat” tra italiani

La casa, nonostante le tante possibilità economiche, viveva ancora in un regime di guerra o dopoguerra: si mangiava male e per questo tutti si aiutavano con diversi “conveniat” in cui si facevano utili merende supplementari. Diversi studenti ricevevano pacchi di viveri dalle case dove avevano fatto il tirocinio. Un chierico andava ogni giorno alla posta con un carretto a ritirare i pacchi.

Dal mio tirocinio di Berlino mi arrivano viveri da condividere

Anche noi italiani (il mio primo anno eravamo in 8: 4 nel quarto corso, 2 nel terzo e uno ciascuno nel primo e secondo anno) cercavamo di arrangiarci: ci eravamo organizzati con una piccola dispensa alimentata con il contributo di ognuno, in modo da poter sostenerci ogni tanto con una discreta merenda. Alla domenica, dopo la seconda messa, ci trovavamo a bere un vero caffè, magari sempre con qualche ospite tedesco. Tra noi si faceva famiglia: Tullio Mengon, Peter Ruksys, Biagio Rubino e Pio Visentin; Giovanni Battista Bosco, Fabrizio Goi e Andrea Ciapparella. La occasionale visita di amici o parenti, ci vedeva coinvolti tutti in fraternità. Io ho ricevuto molte visite, sia per la relativa vicinanza (da Trento erano poco più di 300 Km.), sia per la famiglia di mio fratello che abitava a nord di München.

Erano gli anni della contestazione, e qualche venticello arieggiava anche a Benediktbeuern, anche se non emerse più di tanto.

Cucina all’aperto

Una volta al mese organizzavamo una gita (rusticatio): molte volte in bicicletta. Qui anch’io imparai (a 27 anni!) ad usare questo mezzo di trasporto per la prima volta. Facevamo famiglia tra noi italiani, ma ogni tanto invitavamo anche altri colleghi, soprattutto sudamericani come Jesús Juarez che poi diventò vescovo in Bolivia. Approfittavamo per cucinare ciò che ci piaceva, soprattutto una bella spaghettata.

A Benediktbeuern ho conosciuto anche Rudolf Lunkenbein, che era un anno avanti a me ed era stato in missione in Brasile. Tra noi aveva  organizzato un museo missionario e al termine del corso di teologia ritornò in Brasile tra i Bororos, dove nel 1997 fu assassinato per la difesa degli indigeni. Di lui e del Bororo Simao è stata introdotta la causa di martirio.

Raccolta delle patate – pausa

Ogni anno, prima di iniziare gli studi, venivamo coinvolti a turno (mezza giornata) a raccogliere le patate, cibo essenziale per i tedeschi. Due turni di lavoro e uno di riposo. Ogni quattro anni veniva organizzato un pellegrinaggio a Roma, per dare a tutti la possibilità di conoscere la città eterna. Al ritorno si faceva tappa a Venezia. Nell’ultimo anno venne richiesta a me l’organizzazione di questo viaggio.

Ogni tanto come gruppo di italiani eravamo impegnati a tradurre le lezioni che il nostro direttore, Don Georg Söll, andava a tenere all’UPS a Roma. Era teologo e mariologo e le sue lezioni erano in un tedesco classico con una fraseologia di complicato barocco, per cui dovevamo faticare molto a ricostruire in italiano il suo pensiero. Per ricompensa si offriva una lauta merenda in direzione. Anche di questa avevamo bisogno.

Judoka

Si studiava e anche molto, per questo rinunciavo a sport o altri divertimenti come imparare a sciare d’inverno o a praticare il nuoto nella piscina fatta costruire nel Moor. Mi iscrissi invece ad un corso di judo, tenuto da Sepp Graf e da Alois Albrecht, nostro impiegato che era cintura nera. Questo era l’unico sport che praticavo una o due volte la settimana. Una seduta era preceduta da una buona mezz’ora di intensa ginnastica per scaldare i muscoli. Mi attirava anche perché, oltre alle mosse, imparavo anche tanti nomi giapponesi. Purtroppo potei praticare lo judo un solo anno, ma arrivai a conquistare la cintura marrone del secondo grado.

Studio impegnato

Invece di altri diversivi preferivo rinchiudermi nel seminario di Antico Testamento dove avevo scoperto l’esistenza di grammatiche in lingue bibliche o orientali. Cercavo di imparare i geroglifici egiziani, mi copiavo un sillabario assiro in caratteri cuneiformi, cercavo di impadronirmi delle scritture orientali, sunteggiando la grammatica copta, armena, siriaca, persiana, araba. Dopo aver imparato nel primo anno un po’ di ebraico biblico, mi dedicai allo studio dell’ebraico moderno su libri che mi furono regalati da un mio compagno che sapeva del mio debole per le lingue. Per me era una delizia aprire libri simili. Ogni semestre davamo gli esami. Io facevo coppia fissa con Rudi Tengler che in seguito per tanti anni fu il segretario ispettoriale a Monaco e mi teneva informato sui miei ex compagni.

Si studia

Durante i quattro anni di Benediktbeuern ebbi modo anche di farmi un corso di ceko, ascoltato alla radio bavarese e di imparare con l’Assimil l’olandese perché volli leggermi in originale il Catechismo olandese, ancora non accessibile in tedesco e in italiano. Tradussi inoltre per la LDC il libro di A. Läpple Kirchengeschichte (Storia della Chiesa) con cui guadagnai un po’ di soldi per acquistarmi un registratore, che adoperai per facilitarmi lo studio delle lingue. Mi feci arrivare in visione anche un corso Linguaphone di russo che copiai sul registratore trascrivendo poi a mano il testo-guida che lo accompagnava in un grosso quaderno, durante tre giorni di influenza nei quali rimasi in camera.

Uscendo dalla basilica dopo gli ordini minori

Il 26 giugno 1967, al termine del primo anno ricevetti la Tonsura e gli anni successivi gli ordini minori.

Nel mio primo anno di teologia eravamo 8 italiani (4 nell’ultimo anno, due nel terzo e uno nel 2. anno). Dopo le ordinazioni, restammo in meno e, mentre i corsi di teologia erano sempre meno frequentati (6 allievi nel corso dopo di me, contro una trentina del mio corso), si apriva in quegli anni la scuola di socio-pedagogia (Sozialpädagogische Fachhochschule) che segnerà poi un grande sviluppo per l’opera di Benediktbeuern. Si aprivano questi corsi anche ad esterni, tra cui anche ragazze. Noi teologi però non avevamo nessun contatto con loro.

3 risposte a “Teologia a Benediktbeuern”

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