Quale decisione?

Dove andare?

Il mio compito come bibliotecario era terminato. Dai Superiori, impazienti di togliermi dai piedi, venivano insistenti sollecitazioni affinché indicassi la scelta della mia destinazione. Ora ero davanti alla scelta di andarmene: ma dove? Mi erano state presentate tre proposte: tornare in Russia (ora Polonia), rientrare nella mia ispettoria di origine (Piemonte) oppure avvicinarmi ai miei familiari (Nord est). Nessuna di queste proposte mi convinceva e allora scelsi il ritorno in Piemonte.
Senza molta convinzione, indicai la mia ispettoria di origine, il Piemonte. E così mi arrivò la lettera ufficiale di obbedienza che mi invitava a tornare al Nord da dove ero sceso a Roma nel 1986. Da allora erano passati trent’anni. Presi contatto con l’ispettore che non conoscevo e mi incontrai con lui a Roma. Gli raccontai la mia storia e anche lui mi disse che, non conoscendomi, non sapeva quale proposta farmi. Gli dissi che intendevo usufruire della concessione fattami dal Rettor maggiore di prendermi un anno sabbatico e che avrei voluto trascorrerlo a Roma. Il motivo era che intendevo portare a termine un mio lavoro sulle lingue per il quale avrei avuto bisogno di consultare biblioteche che conoscevo.

Perchè non in Moldavia?

A giugno (7-13) avevo partecipato agli Esercizi spirituali a Loreto, dove feci conoscenza con alcuni confratelli provenienti dal Veneto e in particolare con don Livio Mattivi, trentino, proveniente dalla Moldavia. Egli, sapendo che ero stato in Russia volle conoscermi e, saputo della mia indecisione per il futuro, mi rivolse l’invito ad andare a vedere la nostra opera di Chişinău, dove la mia conoscenza di russo poteva essere utile. Mi organizzai per andarci a vedere dal 13 al 17 ottobre. Trovai una piccola comunità di 5 persone, 4 italiani e un polacco. Parlai a lungo con il direttore cercando di concordare un mio possibile inserimento in questa comunità. Avrei potuto ripetere la mia esperienza russa, dedicandomi al settore delle comunicazioni, creando gli strumenti per rendere più visibile l’azione dei salesiani in Moldavia: sito web, un bollettino, pubblicazione di libri (recuperare i libri russi stampati a Gatchina), ecc.
La casa era ancora in stato di sistemazione: esisteva una fiorente attività di oratorio, una piccola comunità-famiglia dove erano raccolti una dozzina di ragazzi poveri e si stava terminando l’allestimento per alcuni laboratori (saldatori, informatica, taglio e cucito) per la scuola professionale.
Felice combinazione: si celebrava in quei giorni la festa della Madonna del Soccorso, patrona della città. Partecipai in cattedrale alla solenne liturgia presieduta da mons. Galantino, segretario della CEI, e dal vescovo locale mons. Koša, una liturgia plurilingue dove oltre l’italiano e il latino, risuonava anche il romeno, il russo e il polacco.

Dopo la messa, durante un buffet feci la conoscenza (incredibile!) con un mio secondo cugino Lorenzo. Prima di partire mons. Galantino venne a visitare il centro salesiano benedicendo i locali. L’ultimo giorno noi ospiti fummo accompagnati da un prete rumeno che ci faceva da interprete, a visitare le cantine sotterranee che si estendevano dentro la collina per 50 km.

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