Venezia 1997

Venezia: 1997 da aprile a ottobre

Ricordo di Venezia per Lothar e Agnes Tabarelli dalla Germania

In attesa di risolvere la mia situazione sanitaria, mi godevo questo periodo, alternando i controlli sanitari a Villa Salus con la visita occasionale, non sistematica di Venezia, approfittando degli ospiti che venivano a trovarmi.
Furono diverse le persone che approfittarono della mia temporanea dimora a Venezia per visitare oltre me anche questa singolare città. Anzitutto i miei parenti: una domenica vennero addirittura in 14, accompagnati dal parroco don Valentino!
Poi la visita di diversi amici: Piergiuseppe M., una coppia di “parenti di nome” Tabarelli dalla Germania: Lothar e Agnes, Tiziana da Roma che colse l’occasione di restare una settimana, ospitata in un istituto. Non ero un esperto accompagnatore per fare da guida turistica o artistica, ma conducevo i visitatori sempre agli stessi posti: san Marco, l’isola di san Giorgio, dove io abitavo e avevo anche l’accesso al teatro verde, la chiesa Madonna della Salute, il Lido, il porto, Torcello con le case colorate e le artistiche fabbriche di vetro.

Le chiese

Torrita di Siena: tante chiese

Il paese di Torrita di Siena con Montefollonico può vantare una numerosa ricchezza di chiese.

La “Collegiata”

Nel borgo antico emerge la chiesa Collegiata, dedicata ai santi Costanzo e Martino, la chiesa sulla piazza Matteotti di Santa Flora e Lucilla; sulla via che parte dalla piazza principale troviamo la Chiesa di Santa Croce e pocodistante la chiesa della Santissima Annunziata, recentemente rimessa in funzione dopo essere stata per anni deposito di materiali. Fuori del borgo troviamo la chiesa  Madonna della Pace e la chiesetta dedicata alla Madonna della Neve, accanto alla piazza Gioco del pallone. Al cimitero è stata restaurata e messa in funzione la chiesa Madonna dell’Olivo. Sulla via Lauretana incontriamo la chiesa della  Madonna delle Fonti a Giano e alla frazione di Ciliano a circa due km da Torrita, la chiesa dedicata a San Lorenzo.
Alla stazione troviamo la chiesa Nostra Signora del Rosario e la piccola chiesa di San Domenico e a qualche chilometro la chiesa del Capannone. 

A Montefollonico troviamo la chiesa principale è dedicata a S. Leonardo, la chiesa del Triano e la chiesa della Compagnia del Corpus Domini.

 

Le Comunicazioni

Mi guardo intorno

Arrivato in questo paese a me del tutto sconosciuto, ho voluto anzitutto da scout  esplorare l’ambiente in cui mi trovavo. Desideravo conoscere la storia, le tradizioni, e giravo per il paese osservando tutto e informandomi, pur non osando, per la mia innata ritrosia e riservatezza, porre tante domande. il mio modo di assimilare era l’osservazione diretta. In secondo luogo l’altra fonte di informazioni era per me la ricerca sui siti internet.

La mia esperienza passata, soprattutto alla LDC editrice, poi in seguito all’università salesiana e infine in Russia, dove ho fondato un’editrice, mi aveva affinato e impratichito nel mondo della comunicazione scritta, audiovisiva e informatica: avevo pubblicato giornali, bollettini a stampa e in formato elettronico. Ma qui a Torrita non avevo né radio, né televisione, né giornali dove attingere informazioni per essere informato. Ho acquistato un telefono e installato un modem per potermi collegare in internet e il computer fu l’unico mezzo per comunicare e ricevere informazioni.

Trovando difficoltà nell’essere informato per tutte quelle manifestazioni, ho dedotto che mancavano degli strumenti di informazione sia in paese che in parrocchia. Ho pensato che questa mia esperienza passata poteva essere il mio contributo concreto nel campo della comunicazione.

Notiziario parrocchiale

Ho trovato in biblioteca un bollettino pubblicato dalla parrocchia dal 1936 fino agli anni 60 e ho pensato di farlo risuscitare in un formato moderno. La mia esperienza passata (Russia e biblioteca UPS) mi venne in aiuto e ho progettato un Notiziario parrocchiale, il cui primo numero è apparso il 15 marzo 2017. Nonostante lo scoraggiante commento dell’arciprete (“Qui nessuno legge!”) ho fatto il tentativo stampandone 800 copie e distribuendolo direttamente durante la benedizione delle famiglie. Ho raccolto decine di indirizzi di posta elettronica ai quali inviavo i successivi numeri, fino all’ultimo, (se non sbaglio col n. 26) quello di addio inviato a fine giugno 2020. Erano circa 200 gli indirizzi e-mail che ero riuscito ad avere, ma quando, dal materiale propagandistico del comune venni a sapere che riuscivano a raggiungere 5000 indirizzi, mi vergognai della inerzia della parrocchia che non arrivava a raggiungere i propri fedeli, se non con gli avvisi appesi alla porta delle chiese e con le comunicazioni vocali. Peccato! Purtroppo, non ho portato via nemmeno una copia dei Notiziari, ma mi pare di aver lasciato un esemplare in biblioteca. 

Sito web della parrocchia

Un sito web era un altro sogno che ero disposto a realizzare durante la mia collaborazione a Torrita. Durante la mia vita avevo creato diversi siti web: in Russia: www.donbosco.ru (con la presentazione del sistema educativo, dei salesiani, di don Bosco e della editrice csdb), poi il sito della biblioteca UPS che ancora non esisteva, di fronte ai siti personali delle facoltà e dei singoli docenti, il sito sulla storia della famiglia Tabarelli e quello personale della mia autobiografia. Anche a Torrita avevo pensato di realizzare un sito web sulla parrocchia e sulle attività da essa svolte. Avrebbe potuto includere anche il notiziario e ogni genere di altre  comunicazioni. D’accordo con la diocesi avevo già ottenuto un dominio e l’accesso come amministratore, ma purtroppo ho dovuto fermarmi. Ho però continuato la preparazione rielaborando le informazioni sui preti di Torrita dell’800 e del’900, preparando i testi che narravano la storia della parrocchia, la descrizione delle varie chiese, le devozioni e le tradizioni della parrocchia, le strutture, le confraternite e le varie organizzazioni e associazioni, ecc. Avevo preparato anche una ricchissima documentazione fotografica. Dato il rifiuto che mi era stato fatto a questa proposta che ritenevo utile e necessaria, ho voluto essere buono, lasciando tutto questo materiale in consegna al Parroco su una pennetta, casomai intendesse trovare dei collaboratori disposti a servirsene. 

Ripensamento

La scossa della salute

L’età avanza e ce ne accorgiamo poco alla volta, adattandoci alla situazione.  Incominciano ad apparire gli incomodi e i fastidi. Si ha bisogno del medico, del dentista, dell’oculista, dell’epatologo, delle analisi, dei controlli e delle medicine.

Non avevo mai dato molta importanza a certi inconvenienti fisici. Fu durante il periodo delle benedizioni pasquali che mi accorsi della fatica a salire le scale, dell’affanno che provavo e del dolore al petto che talvolta diventava acuto e anche preoccupante. Una mattina, verso la fine di gennaio, stavo per partire per portare la benedizione alle famiglie, ma sentendo un dolore più forte del solito, volevo desistere, quando il mio collega viceparroco don Fabio mi propose di portarmi al Pronto Soccorso dell’ospedale di Nottola.

Mi fecero vari controlli tra cui anche l’elettrocardiogramma e mi trattennero per un paio di giorni  nel reparto di cardiologia decidendo poi di inviarmi ad Arezzo per un intervento di ecografia intravascolare e angioplastica coronarica, eseguito il 30 gennaio 2020, vigilia della festa di don Bosco.

Ancora nel viaggio di ritorno, sull’ambulanza che mi riportava all’ospedale di Nottola, ricevetti una telefonata del vescovo e del parroco, preoccupati più che della mia salute, delle conseguenze per la mia efficienza pastorale.
Questo mi fece capire che iniziava per me un periodo di maggiore riguardo per la salute e di indebolimento delle mie forze con le relative conseguenze.

 Nuova proposta del vescovo

Durante gli Esercizi spirituali interdiocesani tenuti a Marina di Lucca a inizio marzo, il vescovo mi ha avanzato la proposta di nominarmi delegato diocesano per l’ecumenismo. La proposta mi fece riflettere a lungo sulle potenzialità che potevo avere per questo incarico e, avendo sua eccellenza già trasmesso il mio nominativo alla CEI, ricevevo già comunicazioni e proposte per incontri a livello regionale e nazionale. Se da un lato la proposta mi allettava, avendo avuto un po’ di esperienza con gli ortodossi, dall’altra parte la consideravo inadatta perchè dentro di me pensavo per il mio futuro ad un’altra decisione.
decreto nomina tabarelli ecumenismo

Maturazione di una importante decisione

Nonostante la successione di tre diversi parroci in pochi anni, il mio impegno pastorale in parrocchia continuava alternando gli impegni di celebrazioni nelle varie chiese: Colleggiata di san Martino e Costanzo o Santa Flora, Madonna del Rosario e Montefollonico, con la cura quasi mensile del Notiziario parrocchiale, dentro di me stava maturando una decisione che nasceva dalla nostalgia del mio passato di religioso, dalla riflessione sulla deviazione fatta di uscire dalla Congregazione per entrare in diocesi e da miei personali problemi di relazioni. In tutto questo aveva il suo peso anche il mio stato di salute, l’anzianità, la vita in solitudine di questi anni e il pensiero del termine della vita.

Il desiderio di “tornare a casa”, di riprendere la vita in una comunità di fratelli, di seguire la mia vocazione di religioso che avevo professato oltre sessant’anni prima, si coniugava con le scarse e incomprensibili relazioni interpersonali in parrocchia. Tutto questo si concretizzò nella decisione di interrompere anzitempo l’indulto che mi aveva portato alla convenzione tra i miei superiori religiosi e la diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza. L’indulto prevedeva la durata massima di cinque anni, e avrebbe potuto continuare giuridicamente ancora per altri tre anni, concludendosi o con un inserimento automatico in diocesi o con la decisione di interruzione che io ho preferito anticipare.

Ultimo mio saluto

La mia partenza il 30 giugno 2020 chiude questo periodo della mia vita. Qualcuno si è accorto che sono sparito: sì sono proprio andato via da Torrita. Ho voluto ritirarmi in silenzio, senza saluti ufficiali, come era avvenuto quando arrivai a Torrita quattro anni fa (16 novembre 2016) e il vescovo mi aveva affiancato a don Valentino per sostenerlo nella sua infermità. Ora che la parrocchia è saldamente nelle mani di un giovane prete intraprendente, il mio aiuto risultava alquanto superfluo.

L’età che avanza (sono sulla soglia degli 80), la diminuzione della piena efficienza fisica e, non ultima, la preoccupazione del mio avvenire, mi hanno fatto riflettere sul mio futuro e portato alla decisione di abbandonare la diocesi e la parrocchia per rientrare nella mia Congregazione dove spero di trascorrere i miei ultimi giorni in un ambiente a me più familiare.

Il ricordo resta

Naturalmente, lasciando Torrita non vuol dire che dimentico tutti e tutto. Conservo e porto con me la stima e l’affetto di molte persone che hanno usufruito del mio ministero sacerdotale. Alle intenzioni che ogni giorno ricordo nelle mie celebrazioni, aggiungo anche tutti quelli che sono riuscito a conoscere in questi anni e su tutti estendo la mia benedizione. Vi lascio nelle buone mani di zelanti pastori ai quali auguro tanti frutti e molta soddisfazione…

Vita di parrocchia

Esperienza di parrocchia

Questa mi mancava proprio. In tutta la mia vita, avendo quasi sempre lavorato in ufficio, come prete sono sempre stato un jolly, inviato in aiuto da una parrocchia all’altra, secondo le necessità, sostituendo i preti impediti. Durante la mia permanenza a Roma ero andato diverse volte soprattutto a Natale e a Pasqua in Sardegna in diverse parrocchie come aiuto pastorale. Altrettanto facevo in seguito in Trentino, aiutando il parroco di Coredo ai Santi e morti, Natale e Pasqua.
Da novembre 2016 a fine giugno 2020 invece sono stato stabile in una parrocchia della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza in Toscana, a Torrita di Siena.

Mi aveva offerto questa opportunità un mio confratello salesiano che era da tempo impegnato ad Abbadia di Montepulciano. Per togliermi da una condizione di incertezza mi disse che poteva mettermi in contatto con un vescovo per aiutare eventualmente in una parrocchia. Accolsi la sua proposta e il 6 ottobre 2017 egli mi accompagnò a Montepulciano dal Vescovo il quale, dopo aver letto il mio curricolo e sentita la mia storia, mi propose di aiutare un parroco molto anziano e malato a Torrita di Siena. Dopo un breve incontro con questo parroco, tornai da Roma a Torrita in macchina il 10 novembre portando con me poche cose essenziali. Lasciai quasi tutto il materiale sulla biblioteca a Roma, a casa di una mia amica e collaboratrice. 

A Torrita mi sistemai nella casa parrocchiale al secondo piano, nell’appartamento che mi aveva indicato il parroco e il vescovo: trovai la cucina sgombrata perché don Valentino si era trasferito al primo piano. Visto il frigo vuoto, per prima cosa andai a fare la spesa per avere qualcosa da mangiare. D’ora in avanti avrò anche questa necessità: farmi la spesa, cucinare e tenere in ordine la cucina e la casa. L’appartamento era stato occupato anni prima dalle suore stimmatine: c’erano tre camerette, due bagni, la cucina, sala da pranzo e alcuni ripostigli. Io occupo una cameretta, al termine del corridoio con il bagno attiguo. Le altre due camerette e il relativo bagno in mezzo erano a disposizione per  eventuali ospiti. Dovevo imparare a gestire la mia vita da solo. 

Nuovi ritmi di vita

A Montefollonico alla processione del Corpus Domini

La vita della parrocchia è ritmata dalla liturgia e dalle attività pastorali: feste e tradizioni, funzioni, messe e funerali, amministrazione di sacramenti, processioni, catechismi, prime comunioni, Cresime, oratorio, riunioni di associazioni e categorie. Le cresime furono amministrate a novembre, quando io ero appena arrivato. Le prime Comunioni ho dovuto celebrarle io nella festa di Pentecoste il 4 giugno, essendo il parroco già molto malato. La domenica dopo, festa del Corpus Domini, ho portato il santissimo per le vie del paese nelle quali erano state allestiti tappeti di fiori con molta fantasia. Anche qui dovevo accontentarmi di venir a sapere nella imminenza delle circostanze quali erano le usanze, le cose da fare, da coordinare. Il parroco non aveva alcun dialogo con me, non mi spiegava nulla e io stesso non ero invadente o curioso di sapere.

Impressioni e considerazioni

La prima impressione del mio nuovo stile di vita fu la solitudine. Sono letteralmente solo e ora che il parroco non c’è, ancora di più. Non vedo più gente attorno a me. La vita non è più regolata da ritmi comunitari, da orari, da campanelli. Me la devo costruire io di giorno in giorno, fissandomi degli orari di massima, distribuendo il tempo tra preghiera, studio, impegni e lavoro. Vanno inclusi anche i tempi per fare la spesa, per cucinare, lavare le stoviglie, pulire e tenere in ordine l’appartamento. Devo pensare anche alla biancheria, dove lavarla, ecc.

L’altra considerazione riguardante la parrocchia è la complessità di situazioni. La gestione di una parrocchia prevede una molteplicità di operazioni e di interessi che richiedono una competenza specifica e una adeguata preparazione che noi religiosi non abbiamo (avuto). Una mia amica mi aveva regalato un voluminoso “Manuale del parroco”, pensando che l’avrei studiato per diventare parroco. Dopo la morte di don Valentino il vescovo mi aveva anche chiesto di prendere il suo posto oppure, più tardi, di trasferirmi a Montefollonico, dove avrei potuto gestire da solo la modesta parrocchia.
Ma avevo capito che avrei fatto meglio in ogni caso a rifiutare.

L’altro aspetto di saper guidare una parrocchia è sicuramente la grande responsabilità che grava sul parroco che deve formare, orientare, guidare la comunità che gli è affidata. Si richiede equilibrio, saggezza, prudenza, competenza in diversi campi nella legislazione, non solo canonica, ma anche civile. Saper guidare vuol anche dire saper formare e scegliere dei collaboratori esperti nei vari campi di azione e non pretendere di poter fare tutto da soli. Comunque non sono io quello che deve dare consigli, perché la mia funzione era solo di aiuto.

Il Paese

Torrita di Siena è un borgo medievale nell’aspetto e nelle tradizioni, gelosamente custodite.

Vedere il sito Torrita di Siena su facebook.

La mia presenza in parrocchia era discreta, non invadente: facevo quello che mi era stato suggerito. Cercavo anzitutto di imparare, osservare, di essere presente alle lezioni di catechismo la domenica, vedendo quello che veniva fatto. Appoggiavo l’iniziativa dell’Oratorio, nata spontaneamente proposta da un gruppo di insegnanti sensibili alle necessità della gioventù. Mi informavo sulle attività che venivano organizzate dalle varie associazioni che man mano venivo scoprendo.

Palazzo comunale di Torrita imbandierato

Leggi tutto “Il Paese”

Il Parroco

Da Castel Gandolfo a Torrita di Siena

Da novembre 2016 mi trovo in una parrocchia della diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza in Toscana. Molte persone, incuriosite per il mio accento non proprio toscano, mi chiedevano: Come è capitato da queste parti? Lo hanno mandato in castigo? Anche per me la storia mi è sembrata curiosa, non combinata, ma occasionata o meglio provvidenziale, poiché secondo me nulla avviene per caso.
Mi trovavo a Castel Gandolfo dove terminavo il mio secondo anno sabbatico. Avrei dovuto rientrare in ispettoria salesiana nel Piemonte, dopo aver rinunciato alla proposta di andare in Moldavia a causa di dolorosi attacchi di sciatica. Nell’incertezza della mia prossima destinazione, un giorno, era il 15 settembre, ricevo una telefonata dal Laterano: d. Manlio mi invita ad incontrarlo per farmi una proposta seria. Ero curioso di sapere che tipo di proposta mi avrebbe fatto. Lui era parroco ad Abbadia di Montepulciano e mi disse che poteva mettermi in contatto col vescovo per aiutare eventualmente in una parrocchia. Tre giorni dopo accolsi la proposta e il 6 ottobre fui accompagnato a Montepulciano dal Vescovo il quale, dopo aver letto il mio curricolo e sentita la mia storia, mi propose di aiutare un parroco molto anziano e malato.

Il parroco don Valentino

Il 22 ottobre 2016 il vescovo mi accompagna a Torrita di Siena e mi presenta a don Valentino Vannozzi, parroco da quasi 50 anni nella parrocchia alta del borgo storico. L’incontro con l’anziano prete non fu particolarmente cordiale. Parlava con difficoltà e stentava a camminare. Lo rassicurai che non ero lì per sostituirlo, ma solo per aiutarlo e chiedevo a lui consigli per rendermi utile. Mi sembrava imbarazzato, ma di fronte al vescovo non disse nulla. In seguito ripeté molte volte che chiedessi al vescovo cosa dovevo fare. Gli rispondevo che ero a sua disposizione.
Mi fermai a Torrita per due giorni: sabato e domenica e poi, preso visione della situazione, ripartii per Roma.

Presentandomi il parroco, il vescovo mi aveva detto che era un parroco-contadino che fino a pochi anni fa andava sul trattore a coltivare i campi. Nei quasi  cinquant’anni di parrocchia don Valentino è sempre vissuto da solo. Vuol fare tutto da sé e non condivide niente con nessuno. Era abituato a comandare e la sua parola era sempre l’ultima, quella che decideva autorevolmente ogni questione. Nel giro degli anni gli erano stati dati in aiuto diversi viceparroci, ma lui li aveva sempre mandati via tutti dopo poco tempo e non aveva mai voluto nessun aiutante. Ora, anziano (84 anni) e malato, stentava a camminare, biascicava le parole e la gente si lamentava che non riesciva a capirlo quando celebrava o predicava. Effettivamente anch’io pur standogli a fianco, non riuscivo a capirlo. Lui però aveva una enorme forza di volontà e voleva andare avanti da solo, desiderando arrivare al 60° di ordinazione, prima di dare le dimissioni.

Comprendendo la sua situazione e il suo disagio, l’ho rassicurato che non ero venuto a sostituirlo, non avevo alcuna intenzione di diventare parroco, ma che avrei voluto imparare da lui, non avendo alcuna esperienza pastorale. Accettava che io concelebrassi con lui, ma non mi cedeva mai la presidenza. Alla solenne messa di mezzanotte a Natale, mi disse senza complimenti: “Non si concelebra” per cui me ne dovetti stare buonino alle sedi e lo aiutai solo a distribuire la comunione. In seguito, mi indicava le messe da celebrare la domenica: la prefestiva del sabato, quella delle 8 al mattino, ma poco alla volta mi affidò anche la messa delle 11,15, riservando a sè solo quella serale delle 18. Non comunicava quasi mai direttamente con me, ma gli ordini li ricevevo di solito tramite il sacrestano. Il più delle volte mi toccava celebrare i funerali, per cui nei primi mesi ne celebrai una ventina. Dopo qualche mese della mia presenza, continuava ad insistere perché io chiedessi al vescovo che cosa dovevo fare.
Gli feci presente che gli incarichi avrei dovuto riceverli da lui che era parroco e non dal vescovo. Il vescovo mi diede alcune indicazioni generiche per accontentare l’arciprete.

Malattia e morte del parroco

Dopo qualche mese dal mio arrivo, ho visto dei miglioramenti nella malattia di don Valentino. Forse la mia presenza e qualche medicina lo ha spronato a riprendersi un po’. Non usava più il bastone e riusciva a camminare più speditamente. Ma erano solo illusioni. La settimana santa era molto preoccupato per l‘organizzazione della processione del venerdì santo con il Cristo morto, detta “la bella” che si faceva ogni quattro anni, con 8 comparse in costume, i cavalli e tutta la gente del paese. Nel consiglio pastorale siamo riusciti a convincerlo ad invitare l’altro parroco (Torrita stazione) a presiedere la processione. Per lui questa preparazione fu l’ultimo sforzo. Era molto sofferente e la mattina del sabato santo fu ricoverato all’ospedale per accertamenti. Furono scoperte diverse metastasi che indicavano una drammatica situazione senza ritorno. Volle essere riportato a casa, ma capì che non poteva stare solo. Il 20 maggio chiese lui stesso di essere portato in casa di riposo a Sartiano, dove resistette per una decina di giorni, ma poi volle che lo si riportasse a casa, e si cercasse una badante per assisterlo. Fummo fortunati a trovare una signora ucraina molto  paziente che lo assistette amorevolmente fino al suo decesso avvenuto la mattina del 27 giugno.
Il giorno seguente ebbero luogo le esequie presiedute dal vescovo e partecipate da 25 sacerdoti. Don Valentino è stato un grande parroco legato alla storia e alla vita di questo paese per quasi cinquant’anni.

Mia nomina a vicario parrocchiale

Effettivamente mi mancava la nomina ufficiale. Il vescovo aspettava il permesso del mio superiore che io avevo ricevuto ancora a novembre, ma ero convinto che il vescovo ne avesse ricevuto copia. Chiarito l’equivoco, gli feci avere copia del permesso di “Assenza dalla casa religiosa per un anno” e dopo pochi giorni mi arrivò dal vescovo la nomina a vicario parrocchiale datata dal 1. Febbraio 2017. Da questa data scattava anche l’assegno per il sostentamento del clero. Questo fece sospendere l’Assegno sociale che negli ultimi anni ricevevo dall’INPS.

Nomina di un nuovo parroco e unificazione delle parrocchie

A Torrita c’erano molte chiese e la popolazione era servita da due parrocchie: in alto al borgo antico la parrocchia dei Ss. Costanzo e Martino che ufficiava principalmente nella “Collegiata” o in S. Flora; al piano (stazione) dove negli anni ’70 si era sviluppato notevolmente il paese, era stata costruita una nuova chiesa parrocchiale dedicata a Nostra Signora del Rosario. Le due parrocchie erano indipendenti e tra loro non c’era mai stata molta comunicazione. Dopo la morte di don Valentino, il vescovo prese la drastica soluzione di unire le due parrocchie affidandole al parroco della “stazione” D. Roberto Malpelo, pur essendo anche Vicario giudiziale del tribunale Regionale Etrusco. Egli fu “insediato” a Torrita e a Montefollonico il 15 luglio 2017. Ovviamente la popolazione fece difficoltà ad accettare questa decisione, ma si rassegnò. Anch’io mi adattai e, insieme all’altro vice-parroco don Fabio, continuai a “servire” alternandomi nelle celebrazioni tra le due chiese, a cui era unita anche la parrocchia di Montefollonico (distante una decina di chilometri da Torrita) rimasta anch’essa priva di parroco. Per un anno circa la situazione continuò in questo modo pur con qualche difficoltà, anche perchè don Roberto si assentava sovente dovendo seguire il suo incarico nei tribunali ecclesiastici della regione.  Per questo suo specifico e importante incarico fu chiamato alla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ad assumere la presidenza dei tribunali ecclesiastici a livello nazionale.

Un nuovo parroco torritese

Ad assumere l’eredità di don Roberto Malpelo propose la propria candidatura un giovane sacerdote, torritese di origine, che era stato formato e seguito fin da giovane da don Valentino: don Andrea Malacarne, precedentemente parroco a Pienza. Egli venne insediato solennemente il 24 giugno 2019 nelle chiese principali: la Collegiata dei Ss. Costanzo e Martini, a N.S. Del Rosario e nella chiesa di S. Leonardo a Montefollonico.

Tiziana

Ho parlato di Tiziana tra le mie amicizie “femminili”, ma prima di parlare della mia destinazione ultima da me scelta, devo parlare ancora di lei. Terminata la mia esperienza parrocchiale a Torrita ed espresso la mia decisione di rientrare in Congregazione, dopo la concessione dell’indulto con cui ero passato nella diocesi di Montepulciano, partii da Torrita e, in attesa di eventi che si profilavano dolorosi, fui ospitato a Roma da Tiziana per alcuni mesi. Lei all’inizio del 2020 era stata ricoverata per circa due mesi all’ospedale per un tumore maligno ai polmoni, per il quale aveva bisogno di cure e di assistenza. Per circa trent’anni avevo goduto della sua devota e disinteressata amicizia e della cura che aveva per me, per la riconoscenza di averle offerto un lavoro presso la biblioteca dell’UPS. Ha trepidato per le mie penose vicende lavorative e per la mia lontananza (Russia, Castelgandolfo, Torrita).
Dopo aver perso papà e in seguito anche mamma, era rimasta sola in un doppio appartamento che divenne un accogliente rifugio, sia per me che per le molte cose che avevo depositato da lei durante i miei diversi spostamenti.

Non mi ero reso conto che la sua salute precipitava e, quando verso la fine di novembre fu ricoverata per controlli al San Giovanni, non tornò più a casa.

TZ

Il 7 dicembre 2020 il Signore l’ha chiamata a sè, dopo essere stata anche contagiata dal Covid. Con la sua amica Marina abbiamo provveduto per il funerale e per una degna sepoltura. La tomba viene curata e visitata sovente da Marina e suo marito, e io la ricordo costantemente con riconoscenza per l’affetto, la dedizione e tutte le attenzioni che ha avuto per me.

Consegnata al Signore, ho potuto proseguire il mio cammino nella vita religiosa e recarmi al luogo della mia destinazione: Vigliano Biellese.

Vigliano Biellese

Vigliano Biellese, dove si trova questo paese? Dal nome si deduce che è nella provincia di Biella. Questo luogo,  mi era stato indicato come mia destinazione dall’ispettore don Enrico Stasi.
Interrotto l’indulto che mi aveva condotto nella diocesi di Montepulciano, avendo deciso di rientrare in Congregazione, riprendevo la scelta di ritornare alla mia ispettoria di origine, il Piemonte. L’ispettore, che stava terminando il suo mandato, aveva urgenza di risolvere il mio caso e mi indicò la comunità di Vigliano Biellese, località di cui ignoravo perfino l’esistenza, essendo stata  appartenuta all’ispettoria Novarese-Elveticai prima dell’unificazione delle tre ispettorie piemontesi nella nuova configurazione ICP.

Nella lettera di “obbedienza” viene raccomandato di “recarsi al più presto al luogo dove il Signore ci manda”, ma io ho pensato che un dovere di carità giustificasse il tempo che io stavo dedicando ad una persona malata, e inoltre ero anche in attesa di una risposta da parte dell’ispettore dell’Italia Centrale per un eventuale trasferimento a questa ispettoria. La risposta, purtroppo negativa, venne verso la fine di ottobre e il mio restare a Roma presso Tiziana, era più solamente per motivi di assistenza.

Preparativi per il trasferimento

Dopo la morte e la sepoltura di Tiziana a Roma ho collaborato a lasciare in ordine l’appartamento e a destinare in modo utile quanto apparteneva a me e a lei, finchè venimmo a sapere da un notaio le sue volontà testamentarie. Il resto l’avrebbe fatto la persona a cui Tiziana aveva affidato le sue cose.
In tutto questo tempo frequentavo la chiesa di Ognissanti ed ero entrato in relazione fraterna con gli orionini che mi hanno anche invitato più volte a condividere con loro i pasti, soprattutto nelle feste natalizie.
Finalmente, dopo aver sistemato quanto ero riuscito, potei organizzare la mia partenza, il 18 gennaio 2021, chiedendo aiuto per il lungo viaggio ad un amico che venne appositamente da Milano per accompagnarmi in macchina. Arrivammo a Vigliano in via Libertà 13 verso sera, immersi nella oscurità e nella nebbia.

La nuova comunità

La comunità salesiana, composta da una decina di salesiani, mi ha accolto fraternamente e io ho cercato di conoscerla non solo nei suoi componenti, ma anche nelle varie attività. Una scuola professionale gestita dal CNOS con una sezione di Scuola dell’Infanzia. Oltre queste scuole, gestite nell’edificio principale, si ergeva lì vicina la sagoma caratteristica della chiesa dedicata a s. Giuseppe operaio, con annesso un oratorio.
Ufficialmente il mio compito doveva essere viceparroco nella parrocchia di san Cassiano, situata non a Vigliano, ma nel quartiere Riva della città di Biella, che arrivai a conoscere solo dopo qualche mese.
Occasionalmente venivo intanto inviato a supplire altri sacerdoti, celebrando messa in varie chiese: l’Assunta, san Michele, S. Tommaso di Cerreto Castello, Strona, s. Giuseppe, Camburzano e infine regolarmente a san Cassiano.

Cappellano a San Giuseppe

La chiesetta-saccello dedicata al “Pio transito di san Giuseppe”, sede della “Pia Unione di San Giuseppe”, rientra nel territorio parrocchiale di san Cassiano a Biella. Questo antico Sacello del 1644 fu affidato alle mie cure soprattutto per predicare la novena a san Giuseppe in preparazione alla sua festa. Accolsi volentieri questo incarico anche per onorare il mio patrono. Dovevo poi celebrare la messa il primo mercoledì di ogni mese, ricorrendo, nel 2021, l’anno speciale dedicato a san Giuseppe, istituito con la lettera apostolica “Patris corde” da papa Francesco “in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale”. A causa delle restrizioni dovute alla pandemia, si dovette in questo anno, rinunciare alla processione e ad altre esteriorità tradizionali.

Chiesa e parrocchia di San Cassiano

La chiesa di san Cassiano nella quale avrei dovuto fungere da vice-parroco si trovava nella città di Biella, nel quartiere Riva, a circa tre chilometri da Vigliano. La chiesa era stata costruita dalla Confraternita di S. Cassiano nel 1627. Interessante è seguire la storia di questa chiesa, affidata nel 1898 ai Salesiani che nel 1917 la trasformarono in centro della nuova parrocchia di Biella-Riva.  Custodisce al suo interno uno dei tesori artistici più notevoli e affascinantidella città: l’altare maggiore, dedicato al Trionfo della Croce.

 

Rivoli

Un aiuto temporaneo

Non essendo molto impegnato a Vigliano, l’ispettore mi aveva chiesto la disponibilità per un eventuale aiuto a Torino per l’estate. In seguito aveva precisato tempo e luogo: si trattava di supplire un confratello, tornato in India, prestando aiuto durante l’estate ragazzi a Rivoli, da metà giugno a metà luglio. Accettai volentieri, anche se sapevo che avrei anche dovuto assentarmi per una settimana per gli Esercizi ad Avigliana dal 27 giugno al 3 luglio.

Rivoli mi ricordava il mio primo impegno di lavoro, la mitica sede della LDC e del Centro Catechistico Salesiano, dove, dopo lo studio della teologia, assolto in Germania, avevo collaborato per ben 16 anni dal 1970 al 1986, quando venni chiamato a Roma. Da allora non avevo più saputo nulla di preciso di questo Centro e della LDC, ma soltanto che, dopo essere andata in crisi, aveva subito un destino che avrei il desiderio di conoscere.

 Le attività pastorali accanto alla LDC

edificio ex LDC, ora RSA

L’edificio che aveva ospitato il Centro Catechistico salesiano e l’editrice LDC era stato venduto e trasformato in una RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) dedicata ad anziani non autosufficienti.
Nei tempi in cui il CCS e la LDC erano attivi (a partire dal 1965 fino alla sua  chiusura), accanto all’attività di studio ed editoriale era sorto anche l’oratorio e una chiesa per la gente dei dintorni, ricavata dall’addattamento di un’attività produttiva. Questo salone-chiesa era dedicato a Maria Ausiliatrice. La zona di “Cascine Vica”, appena all’inizio del comune di Rivoli, si stava popolando e sorgevano tanti palazzi, per cui dall’altra parte di Corso Francia, nella zona detta delle “Case bianche” era stata costruita una chiesa, diventata poi parrocchia. Così la parrocchia, divisa in due dal Corso Francia, gestisce due luoghi di culto. Ora la denominazione anche per la comunità salesiana è semplicemente “Rivoli” e non più Leumann.

Nota sulla denominazione di LDC-Leumann.
La notevole attività editoriale e commerciale della LDC si era legata al prestigioso indirizzo “Leumann”,  servendosi dell’ufficio postale di Leumann. Leumann è un villaggio situato nel vicino comune di Collegno,
costruito da un ingegnere svizzero, appunto di nome Leumann che,
oltre alla sua azienda, ha costruito anche un intero quartiere
con case in stile svizzero, ordinate simmetricamente.
In mezzo alle case ha eretto anche una chiesetta
di stile protestante e il villaggio è dotato
anche di un proprio ufficio postale.

Nella chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice ho prestato il mio aiuto per il mese estivo e ora, dal mese di settembre 2021, mi viene proposto il trasferimento per un periodo più lungo.
A ottobre il mio gruppo scout Leumann I ha festeggiato i 50 anni di vita e io sono stato contento di rivedere i miei ragazzi degli anni ’70 e ’80.
Il mio futuro è tutto da scrivere e anche le possibili attività sono soltanto dei sogni.
Ora posso aggiungere i due compiti che mi sono affidati:
– la cura della chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice in via Stupinigi
– La cappellania della RSA di Corso Francia 214 (ex edificio della LDC) che ospita circa 200 anziani.