Nuovo programma di gestione

Cambiamento del programma di gestione della biblioteca

 Rientrato nell’ambito della biblioteca, praticamente dopo 12-14 anni di assenza effettiva, faticai non poco a riambientarmi e a impratichirmi del programma Amicus che nel 2002 aveva sostituito Aleph. Istintivamente facevo continuamente il paragone con Aleph, il programma che io conoscevo molto bene, e mi trovavo molto a disagio nella situazione di incompetenza e di impossibilità di gestione, dovendo far intervenire in continuazione la ditta per ogni minimo problema. Sentivo anche le insistenti reazioni piuttosto negative delle altre biblioteche della rete URBE. Dopo che l’università della Santa Croce ebbe fatto per prima il passo di cambiare programma, mi guardai attorno anch’io e nel novembre 2011 mi imbattei, durante un congresso di bibliotecari, nel programma Libero che ispirò la mia fiducia soprattutto per due fatti:

  1. la possibilità di gestire il programma in toto a livello di bibliotecari (senza l’intervento indispensabile di informatici) e
  2. la possibilità effettiva di poter praticare una catalogazione partecipata, utilizzando record già presenti in altre biblioteche.

Approfondimmo la conoscenza del programma rappresentato in Italia dalla InfoLogic e prodotto in Australia. Dopo una presentazione globale, decidemmo di adottare il programma LIBERO e facemmo un anno di cammino partecipando alla parametrizzazione di tutte le funzioni. Il cammino è stato lungo, ma ci ha dato soddisfazione e ora risulta funzionante. Speravamo che altri soci di URBE lo adottassero, ma purtroppo rimanemmo soli. Altre biblioteche, preferirono rivolgersi a KOHA che si appoggia su programmi open source, per gestire i quali occorre avere a disposizione degli informatici.

La situazione di URBE

 In qualità di prefetto della biblioteca, ripresi la partecipazione alle attività e agli incontri di URBE, nella quale notai con facilità lo scarso entusiasmo, sottolineato anche dalla non sempre completa partecipazione agli incontri. Nominato nel consiglio direttivo, ho cercato di riportare equilibrio, ma il clima non era più quello degli anni iniziali nei quali giocavo un ruolo da protagonista. Si poteva constatare che si era fatto un certo cammino soprattutto nella formazione e nella professionalità dei bibliotecari. Ma il mio chiodo fisso era sempre quello dei “prefetti”, dei dirigenti, al cui ruolo non sempre venivano nominate persone professionalmente preparate: di qui la diversità di livello di comprensione, difficoltà di dialogo e d’intesa. D’altra parte si notava la scarsa informazione dei relativi Rettori e presidi, ai quali erano riservate le decisioni importanti.

Un esempio eclatante era la discussione sul catalogo virtuale unico, protrattasi per anni senza arrivare ad una decisione definitiva, che avrebbe potuto essere un ulteriore aiuto per tutti all’interno e un biglietto di significativa presentazione e collaborazione all’esterno.

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