Colloqui inutili

Colloqui inutili  con i Superiori

Non riuscirete ad immaginare quale fu lo shock della comunicazione che mi invitava ad andarmene dall’UPS, comunicazione fatta con tutto candore dal superiore il quale motivava questa decisione per il disagio in cui si trovava l’attuale prefetto della biblioteca: la mia presenza era “ingombrante”, gli facevo ombra! Io non gli avrei dato le consegne, continuavo a “comandare” come prima, non gli lasciavo spazio di azione.
Di fronte a queste “accuse” mi sentii ribollire e reagii, dicendo come era invece effettivamente la situazione: la persona in questione (il neo nominato prefetto), non reagiva ai miei stimoli e non si curava affatto della biblioteca; non aveva ancora preso visione della situazione e di tutta la sua complessità; non sarebbe stato in grado di assolvere autonomamente questo importante compito che richiedeva molte specifiche competenze: conoscenze di biblioteconomia, informatica, lingue.

Il superiore, con sconcertante ignoranza, disse non essere al corrente di questi particolari e allora non sapendo come reagire, chiamò rinforzi invitando al colloquio anche il superiore addetto alla formazione, il quale insistette che questa era la norma: dopo i settant’anni si poteva rinnovare l’incarico solamente di anno in anno. Anche lui insistette sul mio allontanamento. Feci presente la mia competenza di tanti anni di lavoro e che il mio allontanamento avrebbe creati disagi ancor maggiori se non addirittura dei disastri, tanto più che era stato appena introdotto un nuovo programma di gestione, non ancora perfettamente funzionante. Le mie obiezioni non ebbero molto effetto sulle decisioni dei due superiori e allora chiesi di poter chiarire la questione con il Rettore dell’Università, convinto che le obiezioni per le difficoltà che io avrei creato, soprattutto con il personale, lo potessero convincere.

Con il Rettor magnifico

Il giorno seguente ebbi un appuntamento con il Rettore al quale per oltre un’ora esposi il mio parere, lamentando anzitutto il modo disumano con cui queste decisioni erano state prese: sulla base di qualche delazione non appurata, della mancanza di dialogo e di informazione con la persona direttamente interessata. Passai all’attacco denunciando anch’io la situazione pesante e la mancanza di comunicazione. Mi ripromisi di parlare io stesso con la persona dalla quale erano partite queste assurde richieste (il nuovo prefetto). Non avrei mai immaginato che potesse giungere a tanto.

Con il nuovo Rettor maggiore

Tornando un passo indietro, nell’aprile 2014 terminava il Capitolo generale. Sperando nella comprensione del neo eletto Rettor maggiore, al quale avevo fatto pervenire un dossier sulla biblioteca, chiesi di avere un colloquio con lui. Mi ricevette in modo molto sbrigativo, dicendomi che tutti i superiori (Rettor magnifico, superiore della visitatoria e anche il suo vicario) concordavano nel dire le stesse cose, cioè di mandarmi via dall’UPS, per cui dovevo seguire la loro decisione. Restai senza parole e allora dissi che, dopo tutto quello che avevo fatto, mi sentivo talmente demoralizzato che avrei voluto uscire dalla Congregazione oppure chiedere un periodo di riflessione per prendere una decisione. Mi disse di essere d’accordo per concedermi un anno sabbatico.

Con il nuovo prefetto

Il  Vicario del R.M., aveva inviato una lettera a me e per conoscenza anche al Rettore e al Prefetto della Biblioteca, e io desideravo commentarla assieme al Prefetto, visto che anche lui era cointeressato. Purtroppo, egli si rifiutò in modo assoluto di entrare in merito, pur avendogli inviato una mail il giorno dopo. Più volte ho insistito di potergli parlare, ma mi negò sempre la possibilità di un incontro e di un dialogo. Gli chiesi se gli avessero proibito di parlare con me. La risposta fu fin troppo chiara:  “A me è stato detto di tenermi fuori, come ho fatto”.

 

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