Una comunicazione inattesa
Dopo aver ricevuto per la seconda volta il mandato di prefetto, stavo lavorando con grande impegno. Nel settembre 2011 il rettore aveva espresso il desiderio di creare in biblioteca uno spazio per l’archivio dell’università, che ormai era inattivo da diversi anni in quanto l’incaricato era impegnato in un ufficio in Vaticano.
Da un sopraluogo nel terzo magazzino, il Rettore aveva individuato due stanze abbastanza capaci che potevano essere indipendenti dalla biblioteca.
Ci ingiunse di svuotarle spostando i libri in biblioteca.
Proposi e ottenni che le operazioni di sgombero fossero a carico del Rettore e che lo spostamento dei libri avvenisse assieme ad altre due operazioni:
lo spolvero e il controllo dei libri, affinché anche la biblioteca traesse vantaggio da questa operazione. Furono così controllati e smistati in pochi mesi oltre 20.000 volumi. Il mio zelo mi fece lavorare anche alla sera tardi a smistare e spostare i libri, creare spazio e spolverare gli scaffali. Con il sudore in quel luogo fresco mi presi una polmonite che mi fece fare un mese di ricovero nell’infermeria. Continuavo comunque a seguire da lontano i lavori. Dimesso dall’infermeria ripresi normalmente il mio lavoro di ufficio.
Non molto tempo dopo ricevetti nel mio ufficio la visita inaspettata di un superiore maggiore che dopo avermi chiesto come stavo, subito dopo aggiunse che il vero motivo della visita non era la mia salute, ma l’annuncio che tosto mi fece: “Il Rettore ti vuole cambiare”.
Fu un fulmine a ciel sereno e dallo shock, inebetito non riuscii a dire niente.
Mi disse che era già stata individuata una persona destinata ad assumere l’incarico di prefetto al posto mio. Quanto a me si presentavano due possibilità: o restare ad aiutarlo, oppure scegliere di andarmene. Dopo quello sconvolgente annuncio, mi aspettavo almeno una chiarificazione dal Rettore, visto che la decisione era partita da lui.
Il primo interrogativo che mi sorgeva spontaneo era: perché non me ne ha parlato personalmente? Si sarebbe potuto esaminare insieme la situazione e, se c’erano dei problemi, li si poteva discutere serenamente. La cosa mi puzzava di mistero e di torbido.
Ovviamente la notizia si riseppe, ma la situazione rimase per un po’ di tempo quieta. In un successivo colloquio con il superiore che faceva la visita straordinaria, feci capire l’assurdità di quella decisione e insistetti perché venisse definito meglio il mio ruolo. Per i primi di settembre venne rinnovato temporaneamente il mio incarico con la condizionante “fino alla nomina del nuovo prefetto”. Questa avvenne prima di Natale ed era retroattiva. A me non fu data più alcuna comunicazione sul ruolo che avrei avuto. Lascio immaginare i commenti e le perplessità da parte del personale della biblioteca, dei docenti e delle persone assennate.
Una decisione incomprensibile e illogica
Il nuovo prefetto, che sarebbe arrivato all’UPS a settembre, proveniva dal nord dove aveva appena terminato il suo compito come direttore di una scuola.
Non aveva alcuna conoscenza di biblioteche. La logica avrebbe suggerito di affiancarlo ad una persona esperta per un paio di anni per prendere progressiva conoscenza della biblioteca e del suo funzionamento.
Ma il Rettore aveva deciso di accelerare i tempi: si preoccupò di iscriverlo subito alla Scuola di biblioteconomia, ma ciò avrebbe potuto concretizzarsi solamente l’anno successivo in quanto le iscrizioni avvenivano entro maggio e la pubblicazione degli iscritti accettati veniva resa nota verso metà luglio.
Con evidente sorpresa il suo nome non appariva nell’elenco degli allievi accettati e nemmeno nella lista delle riserve. Venimmo a sapere anche di una lettera del Direttore della scuola vaticana di Biblioteconomia nella quale venivano date le motivazioni per la non accettazione del candidato: anzitutto l’età superata di almeno dieci anni (il limite era posto a 55 anni), inoltre venivano anche commentate negativamente le motivazioni apportate per l’iscrizione: le qualità possedute dal candidato non erano comunque sufficienti e adeguate per l’incarico previsto. No comment. Qualcuno, anche di notevole autorità in biblioteconomia (Direttore della Scuola vaticana), aveva detto finalmente una parola chiara su una decisione a dir poco avventata. Con questa notizia, comunicatami un’ora prima della mia partenza per le ferie, partii pensando alle complicazioni che questa decisione avrebbe provocato.
Dovevo andarmene
L’8 ottobre 2012 venivo invitato ad un colloquio con il Vicario del RM presso la casa generalizia. Non riuscivo ad intuire il motivo dell’incontro, ma il mistero venne subito svelato. Già alcuni mesi prima venivo invitato dal superiore locale a “cercarmi un’ispettoria”, cioè ad andarmene dall’UPS per poter rifare la convenzione. Questa volta invece mi si disse senza preamboli che veniva rinnovata la mia “obbedienza “ per un anno e poi avrei dovuto andarmene dall’UPS, ma (bontà dei superiori!) avrei potuto scegliere tra le seguenti possibilità: ritornare alla mia ispettoria di origine (Circoscrizione Piemonte, scegliere il Veneto (per avvicinarmi ai miei parenti) oppure ancora entrare nella Ispettoria di Piła, in Polonia, alla quale ero stato automaticamente iscritto quando i confratelli e le case della Russia erano stati spartiti tra le ispettorie polacche.