Russia

In Russia

Intanto la mia salute a Venezia migliorava e ormai i valori alti delle transaminasi erano diminuiti sicché tutto sembrava normale. Decisi allora di … continuare la mia strada e di ripartire per la Russia. Ad ottobre mi recai a Faedo, mio paese natio, dove in un commosso incontro fraterno diedi il saluto ai miei familiari e parenti, ricordando che sarei partito proprio il 23 ottobre, nel giorno in cui mio papà avrebbe compiuto 100 anni. Da papà avevo probabilmente ereditato l’amore e l’interesse per la Russia. Lui vi era vissuto in prigionia ben tre anni dal 1915 al 1918. La mia partenza quindi la dedicavo a lui: ora suo figlio sarebbe ritornato in quelle terre non come prigioniero, ma come collaboratore e missionario.

Primo visto russo – 28 ottobre 1997

Il 23 ottobre 1997 prendo il volo da Venezia, via Vienna, per San Pietroburgo. Ormai conoscevo la strada. Era la terza volta che andavo a Gatčina. La prima volta fu nel 1994. I salesiani da pochi mesi avevano inaugurato ufficialmente la scuola e io ero venuto semplicemente a vedere. Vi ero rimasto un mese, studiando russo.
In quell’estate veniva organizzato per la prima volta il “Centro estivo” ed alcuni volontari italiani, capeggiati da don Piero Bianchi erano venuti a dare una mano. La seconda volta fu nell’estate del 1996. Avrei dovuto arrivare definitivo e invece, scoperta l’epatite, mi impedirono di partire. Ci venni comunque ugualmente per due mesi con un biglietto di andata e ritorno. Sarei tornato a Roma per la bioscopia e le eventuali cure. Ora, dopo la “guarigione”, tornavo con la prospettiva di restarvi per 5 o 6 anni. Ormai avevo imparato che non bisogna legarsi troppo a lungo ad un luogo, ma conveniva limitarsi nel tempo. Era meglio togliersi dai piedi prima di esserne cacciati.
E invece ci sono rimasto per ben 11 anni. Che cosa ho fatto in questi anni che ho vissuto in Russia?

Mi sono occupato di tante cose diverse:
– ho aiutato in tipografia
– ho fondato una editrice (CSDB) e nei 9 anni di attività editoriale ho pubblicato oltre 200 titoli.  Ho impaginato io stesso diversi libri
– Ho fondato e gestito per 5 anni il Bollettino salesiano in lingua russa
– Ho editato anche una rivistina “educativa” per i nostri allievi (Plus Odin)
– Ho realizzato il sito web sui salesiani e Don Bosco in 4 lingue
– Ho insegnato lingue: tedesco e italiano

e tante altre iniziative…

 

 

Comunità salesiana

Gatčina: La comunità salesiana

Primi Salesiani a Gatčina

L’attività salesiana a Gatčina era iniziata ufficialmente nel 1993, ma già da due anni don Giuseppe Pellizzari e poi anche il coadiutore Giovanni Grossi avevano iniziato una presenza presso la scuola professionale statale N. 13.
Nel 1993 si era aggiunto Mario Gottardello, che organizzò il laboratorio di grafica, provvedendo alla progettazione, alla ristrutturazione degli ambienti e all’allestimento delle macchine e all’organizzazione dei materiali occorrenti.
Nel 1994 arrivò come direttore don Onorino Pistellato proveniente da Lugano. Egli portò con sè l’appoggio dell’Associazione Amici Don Bosco Russia che lo avrebbe sostenuto finanziariamente. Quando io vi giunsi per la prima volta nel luglio 1994 erano ancora freschi i ricordi della inaugurazione ufficiale della scuola fatta dal Rettor Maggiore don Egidio Viganò ai primi di maggio. Potei vedere più volte la videocassetta registrata per l’occasione. Quell’estate veniva organizzato per la prima volta il Centro Estivo con l’aiuto di alcuni animatori provenienti dall’Italia. Oltre ai pochi salesiani prestavano la loro opera di sostegno anche alcuni volontari di provenienza dalla Germania e poi dagli USA. Ogni anno una persona diversa.

Comunità salesiana con il direttore D.  Henryk Boguszewski, D. Andrea, Vladimir, Giuseppe P.

Visitatori

Visite

Alcuni dei nostri amici e benefattori svizzeri

Molte persone, sia russe che straniere, venivano a visitare la nostra scuola e il nostro centro salesiano di Gatčina. Persone della scuola, professionisti, tecnici, volontari, benefattori, superiori salesiani, vescovi, semplici amici. Una visita sempre gradita era quella dei nostri amici e benefattori svizzeri che sostenevano anche finanziariamente la nostra scuola. Per chi si trova all’estero, ogni visita di qualsiasi ospite è sempre un evento da celebrare e da festeggiare. Altre visite gradite furono quelle di sostegno didattico e tecnico dei grafici di Mestre, soprattutto dopo la scomparsa del grande maestro Mario Gottardello che aveva impostato la tipografia e la scuola di grafica. In continuazione di sostegno fu anche la presenza di alcuni mesi del salesiano coadiutore Luciano Piacenza e dell’ex-allievo Aristide Pontelli da Torino.

Peter Friemel in bicicletta dalla Germania

Una visita straordinaria fu quella di Peter Friemel, mio collega di tirocinio a Berlino che ogni anno organizzava un tour in bicicletta sponsorizzato per raccogliere fondi di sostegno a opere salesiane. Le sue imprese furono memorabili come quella in Ungheria, in Svezia e anche di Gatčina, per la quale percorse in bicicletta oltre 4000 km, arrivando con un brutto tempo piovoso. Dopo essersi riposato alcuni giorni, ci lasciò la sua preziosa bicicletta e rientrò in Germania in aereo.

Una gradita inaspettata visita fu quella di tre salesiani vescovi

Gli illustri ospiti ammirano anche il bozzetto della nostra chiesa parrocchiale

(miei conoscenti) che si trovavano a San Pietroburgo ad un Convegno di vescovi europei e ci telefonarono esprimendo il desiderio di incontrarci. La sera del 6 ottobre 2006 andammo a prenderli con il nostro pulmino e si fermarono da noi per una cena fraterna. Tre semplici salesiani (D. Vladimir, d. Andrea e me) con tre illustri vescovi: mons. Adriaan van Luyn, vescovo di Rotterdam e segretario della Conferenza episcopale europea, S.E. Aloys Kothgasser, arcivescovo di Innsbruck, e S.E. Stanislav Hočevar, arcivescovo metropolita di Belgrado. Prima di riaccompagnarli a San Pietroburgo facemmo una visita notturna alla nostra scuola grafica e tipografia.

 In tipografia cerco di spiegare il procedimento della stampa partendo dalle pellicole.

La scuola salesiana

L’opera salesiana poggiava sulla collaborazione con la scuola professionale statale PTU 13 e con il sostegno entusiasta e convinto del ministro per la pubblica istruzione della regione di Leningrado. Ne risultò una collaborazione mista (jointed venture) tra un ente straniero (l’Ispettoria salesiana S. Marco di Venezia) e il ministero per la Pubblica Istruzione della Leningradskaja Oblast’. Nel 1993 ufficialmente era stato aperto il primo anno scolastico della grafica, mentre dall’autunno del 1994 si aggiungeva anche la Scuola di ragioneria (Начальная Школа бизнеса -Načal’naja Škola Biznesa), sostenuta dai nostri amici di Lugano dell’Associazione Don Bosco Russia.

Consiglio degli insegnanti

Inizialmente, con la simpatia del Ministro si poté avere anche una licenza, ma poi, una volta scaduta, ce la fecero sempre sospirare e allora dovevamo accontentarci di dare la licenza della PU. Tutti gli insegnanti erano russi. Noi italiani insegnavamo materie a noi confacenti. Accanto all’inglese come prima lingua straniera si affiancò nella scuola di ragioneria anche l’italiano come seconda lingua straniera. Con il mio arrivo nel 1996 l’italiano fu progressivamente sostituito con il tedesco. La scuola, sia di grafica che di ragioneria durava tre anni.

Scuola grafica

Mario Gottardello davanti ad una macchina monocolore Heidelberg
Mario Gottardello con i primi collaboratori

Il laboratorio di grafica
La situazione che trovai a Gatčina era molto precaria. La scuola di poligrafia avviata nel 1993, poggiava tutta sui due coadiutori: Mario Gottardello, specializzato stampatore, proveniente dalla Tipografia dell’Osservatore Romano, e Giovanni Grossi, giovane, che seguiva la prestampa con i computer. Nel 1996 quest’ultimo, dopo essersi lasciato invaghire da un’allieva alla quale insegnava italiano, aveva deciso di sposarsela e per un periodo aveva continuato a lavorare da noi. I rapporti con i suoi ex confratelli e ora datori di lavoro, diventavano sempre più difficili e infatti nel febbraio 1997 io ero stato sollecitato a recarmi in Russia per sostituirlo. Purtroppo, con la scoperta della mia malattia dovetti ritardare di molto il mio trasferimento a Gatčina. Quando arrivai io (23 ottobre) lui era già partito da tempo.
Mario Gottardello era molto esasperato perché, dopo la perdita del confratello, a settembre aveva perso anche l’aiuto dello stampatore Misha, licenziatosi dopo un rifiuto dell’azienda di corrispondergli un piccolo aumento. La faccenda a Mario bruciava molto perché lui era rimasto senza sostegno e la decisione sembra fosse stata presa senza il suo diretto coinvolgimento. Aveva puntato tutto su questo giovane uomo e a lui aveva comunicato i segreti della stampa offset. Mario contava molto su Misha che avrebbe dovuto diventare il capo laboratorio di stampa. Per meccanismi di intromissioni autoritarie e di decisioni “prese per sentito dire”, si era tenuto con lui un atteggiamento chiuso e così l’uomo fu perso e con lui anche la speranza. Fu l’inizio della disgregazione. Alla fine di novembre (io ero arrivato da circa un mese), annuncia il proprio licenziamento anche Oleg, altro giovane uomo che aveva preso il posto di Giovanni nella prestampa e insegnava a tutti e tre i corsi. Ai primi di dicembre, c’era da provvedere d’urgenza alla sostituzione dell’insegnante per tre corsi. Per il primo corso fu pregato di improvvisarsi insegnante il confratello polacco Tomasz, che possedeva un computer! Per il secondo corso fu interessato un ex allievo dell’anno precedente di nome Aleksander, mentre la dipendente da poco assunta, Veronìka, fu pregata di seguire il terzo corso. Anche questa, carattere difficilino e molto determinata, annunciò le sue dimissioni all’inizio di marzo. Fu provvisoriamente sostituita da una studentessa dell’Istituto universitario della Stampa di San Pietroburgo che terminò l’anno scolastico.
Prima del termine dell’anno scolastico il sig. Mario scoprì di avere un tumore per cui fu subito rimpatriato e al sottoscritto toccò guidare la difficile eredità del laboratorio per l’anno successivo.

 

Sezioni del laboratorio di grafica

La scuola di poligrafia era organizzata in due sezioni: la prestampa e la stampa. Ogni anno venivano ammessi una trentina di allievi che potevano accedere a una o all’altra delle specializzazioni.
Nella prestampa gli allievi lavoravano sui computer imparando le nozioni  fondamentali della grafica, addestrandosi con i programmi di impaginazione PageMaker e InDesign. Facevano poi pratica di montaggio delle pellicole, dello sviluppo e della preparazione delle lastre.

Nella sezione di stampa, accedevano relativamente allievi in numero ridotto per le macchine disponibili e venivano esercitati nella stampa con il torchio e le macchine monocolori. La macchina bicolore Heidelberg veniva usata perlopiù per la produzione commerciale.

 

 

 

Scuola di ragioneria

La scuola commerciale
Dopo il primo anno dall’avvio della scuola di poligrafia, questa venne affiancata da una scuola di ragioneria (Начальная Школа бизнеса Škola biznesa) sostenuta soprattutto dagli Amici della Russia di Lugano. Essi avevano portato tecnologie e sussidi, aiutando anche gli insegnanti russi ad aggiornarsi. I corsi duravano tre anni e, a differenza dei grafici, le classi potevano avere anche trenta allievi che, in tre anni fanno 90.
In questa sezione oltre all’inglese si insegnava una seconda lingua straniera che inizialmente era l’italiano, ma che dopo il mio arrivo fu sostituita dal tedesco, probabilmente più utile ai russi.

Insegnante di lingue

Insegnante di tedesco

Insegnante di tedesco agli allievi russi del gruppo 202

Nella mia vita avevo insegnato solamente nei due anni di tirocinio passati all’Istituto Rebaudengo di Torino all’inizio degli anni 60. Anche all’Università salesiana a Roma avevo insegnato tedesco ad un gruppo di studenti in un corso opzionale. Ora mi avventuravo in un paese straniero, non sapendo ancora bene la lingua del posto, ad insegnare un’altra lingua straniera. Non dico che sia stata una cosa facile, soprattutto agli inizi. Cercai di instaurare un buon rapporto con gli allievi (6) e con le allieve (24). Cercai di comunicare loro più che la lingua, un metodo per studiarla, convinto come ero che una scuola non arriva ad insegnare una lingua, se l’allievo non si applica personalmente. L’anno seguente rifiutai il corso successivo che avrebbe raddoppiato le mie ore di scuola, ma preferii portare avanti la stessa classe fino al termine dei tre anni, instaurando con essa un rapporto di simpatia e amicizia. Le altre classi venivano affidate ad un’insegnante russa, la quale ricorreva sovente a me per consigli.

La mia mente organizzata cercò di razionalizzare anche il corso di lingua, intento a far comprendere la interna struttura della lingua tedesca e mi preparai un manuale basato proprio sulla analisi, la morfologia e la costruzione delle parole dalle quali, tolto i suffissi e gli affissi, si poteva arrivare facilmente alla comprensione del testo, anche senza dover ricorrere continuamente al vocabolario.

Insegnante di italiano

Il gruppo di allieve adulte di italiano presso il Centro linguistico Dialog.

Più avanti, non avendo più impegni con la scuola e, avendo i nostri dirigenti abolito l’insegnamento del tedesco, mi sono offerto volontariamente ad insegnare l’italiano alle classi che lo desiderassero, ma dopo un’adesione quasi totale, la loro costanza venne progressivamente meno e interruppi l’insegnamento. Negli ultimi anni della mia permanenza a Gatčina, non essendoci più nè don Rino nè don Giuseppe accettai alcuni allievi privatamente e poi per un intero anno ho sostituito Roman Mokryj nel corso di italiano presso il centro linguistico “Dialog”. Il corso era seguito da una decina di persone adulte, molto interessate a conoscere la nostra lingua per motivi professionali o personali. Oltre che guadagnare qualcosa, mi sono divertito molto.

Eventi significativi per me

La fotografia:  Esposizione fotografica.
“Gatchina con gli occhi di don Giuseppe”.

Sei tematiche della esposizione fotografica

Dalla mia esperienza di Leumann alla LDC mi ero portato dietro anche la passione della fotografia. Qui la esercitavo sia per documentare la vita a Gatčina, ma anche per scopi pratici: avere a disposizione materiale per le pubblicazioni: libri e Bollettino salesiano.

La signora che mi aiutava per l’editrice, Larissa Donchenko, era entusiasta delle mie fotografie e mi propose di creare una mostra presso la biblioteca comunale. Si interessò lei a organizzare tutto, prese accordi con la direzione della biblioteca. Da parte mia non sapevo come fare e poi, mi venne l’idea di suddividere le mie foto in alcune tematiche. Invece di stampare le singole foto, le composi su 6 diversi cartelloni. La tipografia aveva appena acquistato un plotter e allora concordai con Vladimir la stampa di 6 grandi poster.
Il titolo della mostra era: Gatčina con gli occhi di don Giuseppe.

Презентация

Larissa organizzò la presentazione con inviti, interviste e riprese televisive. Io ero molto imbarazzato e preparai una grossa torta da offrire con del vino bianco ai convenuti. In un quaderno venivano registrati i  vari commenti dei visitatori e io mi sono tradotto alcuni articoli apparsi sui giornali, di cui riporto qualche stralcio.

“In questi giorni nella biblioteca centrale Kuprin, ha avuto luogo l’inaugurazione di una piccola mostra fotografica. In essa sono presentate le fotografie di un italiano che vive da quasi 10 anni a Gatchina…”

“Nella sua esposizione fotografica don Giuseppe presenta fotografie che riproducono diverse vedute di Gatčina. Si tratta soprattutto del parco, il castello, le chiese ma anche foto degli allievi del Don Bosco. Stampate su plotter, è stato possibile disporre i lavori fotografici come su un manifesto. Don Giuseppe ora ha più di 60 anni, ma è ancora pieno di energie, pienamente dedito al suo lavoro e nel tempo libero si permette alcuni hobby, uno di questo è la fotografia”.

“Dopo la conversazione con l’autore, tutti i presenti hanno potuto apprezzare ancora un’altra passione di don Giuseppe: gustare la torta da lui stesso preparata e in un batter d’occhio non ne rimase più nulla”.
(Skorobagatova, Da “Gatchina rajon” 5 luglio 2006)

Conversazione familiare con i visitatori della mostra

L’autore stesso considera modesti i suoi lavori, ma gli spettatori li hanno molto apprezzati. In ogni foto di don Giuseppe emerge la sua individualità e irripetibilità. Irripetibili giochi dei raggi del sole nella corolla del fiore, irripetibile il sorriso sul volto di una ragazza e tutto questo in un attimo – ma fissarlo con l’obiettivo della macchina fotografica non tutti sono capaci. Lo stesso Tabarelli ammette che lavorare con l’obiettivo è meglio perché aiuta a cogliere i dettagli della natura. E i dettagli nei lavori di un abile fotografo non sono pochi!
(Viktoria Babushkina. Dal giornale “Spektr Gatchina”, 5 luglio 2006)

Capitolo ispettoriale a Mosca

Gruppo dei partecipanti al Capitolo ispettoriale a Mosca.

 Ogni sei anni in Congregazione viene indetto un capitolo generale al quale partecipano i superiori del Consiglio generale, tutti gli ispettori e alcuni delegati per ogni ispettoria. Il Capitolo generale viene preparato dai capitoli ispettoriali (provinciali) alcuni anni prima, al quale, oltre i direttori delle case, partecipano anche dei delegati eletti da ogni casa. Questa volta sono stato eletto delegato per le case di Gatčina e di San Pietroburgo e così nel 2008 ho potuto fare anche questa esperienza particolare: incontrare i rappresentanti di tutta l’ispettoria radunati a Mosca. Erano presenti, oltre le case della Russia, anche quelle dell’Ucraina, della Bielorussia, della Lituania e della Georgia. Lingue di comunicazione: italiano e russo.

Presentazione del Bollettino salesiano

Da parte mia, essendo anche incaricato delle Comunicazioni sociali, ho portato con me un campionario dei libri editati dalla nostra editrice e ho fatto una piccola esposizione. Ho presentato in particolare il Bollettino Salesiano con la sua storia e il suo programma, invitando tutti a diffonderlo.

I capitolari esaminano i libri stampati dalla nostra editrice

Altre attività del CSDB

Altre realtà di Gatčina, oltre le due sezioni della scuola, sono: La parrocchia, Il convitto, l’oratorio, i campi invernali e l’estate ragazzi, infine la cura degli ex-allievi. Anche se personalmente non ero coinvolto in tutte queste realtà, desidero tuttavia spendere alcune parole per completare il quadro della mia esperienza russa.

La parrocchia. N.S. del Monte Carmelo

Ambiente fatiscente: prima comunità parrocchiale nella falegnameria

La presenza dei cattolici in Russia è molto esigua (0,5%) ma l’organizzazione ecclesiastica, inizialmente con due amministrazioni apostoliche (Europa e Asia) fu poi suddivisa ulteriormente in quattro diocesi, suscitando una vivace opposizione da parte della Chiesa ortodossa, alla quale si ovviò legando i nomi delle diocesi non al territorio, ma al titolo della chiesa: per es.: non “diocesi di Mosca”, ma “Diocesi della Immacolata concezione di Maria in Mosca”.

Ciò che rimane della bella chiesa gotica

A Gatčina abbiamo trovato una chiesa diroccata, anzi sventrata, occupata da una falegnameria, una officina e una panetteria. Dietro richiesta di un gruppo di cattolici la chiesa fu restituita alla chiesa cattolica. Quando essa fu costruita nel 1906 doveva essere una grande chiesa per circa 5000 fedeli, ma nei nostri giorni i fedeli cattolici raggiungevano appena un’ottantina di persone. I salesiani adattarono l’abside, sufficiente per l’uso attuale dei pochi cattolici.

Il convitto

Facciata del convitto (terzo e quarto piano)

Molti ragazzi che frequentavano la nostra scuola venivano da lontano, per cui era dato loro possibilità di abitare nel convitto della scuola. All’arrivo dei salesiani abbiamo trovato il caos dal punto di vista degli ambienti e dalla situazione di mixité. Abbiamo cercato di eseguire diverse riparature per dare maggior decoro agli ambienti, di sistemare su due piani diversi ragazzi e ragazze e poi di non abbandonarli a se stessi, ma di “animare” il loro tempo libero creando un ambiente educativo. Secondo il modo di contare russo, al primo piano (pianterreno) oltre la custode, c’era la biblioteca, una sala riunioni; al primo piano era sistemata la comunità salesiana, gli altri due piani erano occupati dai ragazzi e dalle ragazze, mentre all’ultimo piano c’erano decorose stanze destinate per alcuni insegnanti.

L’Oratorio e il centro estivo

 L’Oratorio è l’attività educativa tipica dei salesiani e quindi anche a Gatčina, accanto alla scuola, la parrocchia e il convitto non ci poteva mancare l’oratorio.

Per questo nell’edificio della scuola avevamo ricavato un ambiente dove i ragazzi potessero venire liberamente a giocare, soprattutto quando il tempo fuori era brutto. Quando il tempo è bello si potevano organizzare attività all’aperto.

Il centro estivo organizzato per 2-3 settimane nel mese di luglio, è arrivato a raccogliere oltre 200 ragazzi/e ed all’inizio è stato aiutato da animatori stranieri e poi dai nostri ragazzi più grandi. Offre una grande quantità di iniziative e di attività varie: giochi, musica, lavori di abilità manuale, escursioni, espressione, ecc.

 

 

 

 

Gli exallievi

Ogni anno, tra grafici e ragionieri, uscivano dal CSDB una cinquantina di diplomati. La festa della consegna dei diplomi era un evento importante che ragazzi e ragazze festeggiavano alla grande con vestiti da cerimonia, un party bene organizzato, un album fotografico ricordo con le foto degli insegnanti e le proprie. Era il coronamento dei loro studi, ma anche la promessa di un arrivedersi ogni anno.

Secondo la tradizione salesiana cercavamo di non perderli di vista e di mantenere con loro un contatto. Molti tornavano ad incontrarci per la festa di don Bosco. Ma in occasione del decennale del Centro ho pensato di invitarli per un primo incontro ufficiale degli ex-allievi: su circa 500 vennero in numero considerevole.
Con un supplemento al Bollettino Salesiano li tenevamo informati sulle notizie del Centro e anche sul movimento internazionale degli Ex-allievi perché si sentissero parte di un mondo più vasto. Il rivedersi con gli antichi  compagni e con i loro insegnanti era una vera festa. Alcuni portavano gli albi fotografici del loro matrimonio o della loro famiglia: si stava insieme e si facevano foto-ricordo dell’incontro.

Tipografia

Mio lavoro in tipografia

Dall’osservazione nei vari reparti (prestampa, montaggio, sviluppo delle lastre) avevo acquisito le nozioni necessarie per capire il processo della stampa. Ma non essendo esperto, lasciavo fare i lavori dagli specialisti. Per i lavori della editrice pensavo io stesso per la impaginazione di molti libri, usando il programma PageMaker e talvolta anche In Design.

Mi ero invece specializzato per i lavori meno impegnativi e soprattutto per i quaderni e per le basse tirature di libri al di sotto delle 500 copie che stampavo al risografo. Io stesso facevo il montaggio dei quartini o ottavi su un tavolo luminoso. La stampa col risografo non veniva mai precisa. Per queste stampe pensavo direttamente io a tutte le fasi di confezione: raccolta, spillatrice o brossuratrice.

I fascicoli vengono graffettati e poi rifilati.

Per ridurre i costi specialmente dei lavori della editrice, aiutavo volentieri secondo le mie capacità anche in tipografia. Ma il mio aiuto era soprattutto nel dopo stampa, nella confezione e nell’allestimento. Imparai a manovrare la spillatrice per i quaderni, la piegafogli, la cesoia e la taglierina elettronica programmabile, la brossuratrice e la vecchia macchina rumorosa e pericolosa per il taglio trilaterale dei libri.

Alla brossuratrice

Il lavoro in tipografia ha completato la mia conoscenza dell’iter del libro: Ora sapevo come il libro nasceva, dalla concezione dell’autore, alla scrittura, all’impaginazione, la correzione delle bozze, la prestampa, il montaggio, le lastre, la stampa offset, la piegatura dei fogli, la raccolta, la brossura, la rifilatura, l’imballaggio fino all’immagazzinaggio.

Alla macchina piegafogli