Di nuovo a Roma

Fuori dalla finestra, rientro dalla porta

Nel 1997 ero partito clandestinamente da Roma, abbandonando il lavoro in biblioteca che mi aveva visto impegnato per undici anni. I successivi undici anni li passai in Russia. Nel 2007, stanco della mia permanenza a Gatčina per le mutate condizioni della comunità, ho dato la mia disponibilità a tornare in Italia, offrendomi anche come bibliotecario alla casa generalizia, oppure a Gerusalemme. La mia proposta venne presa in considerazione, nonostante la difficoltà di risolvere la mia sostituzione a Gatčina. Probabilmente i superiori maggiori, avuto il consenso dell’ispettore di Mosca, hanno proceduto decidendo, senza interpellarmi, il mio trasferimento. Nel maggio del 2008 ricevo la “lettera di obbedienza” che mi inviava come “prefetto” (direttore) della biblioteca della Università salesiana a Roma, ufficio da me esercitato prima della mia partenza per la Russia. In una prima comunicazione si parlava del 1. settembre, data poi spostata più avanti per un compromesso concordato con l’Ispettore, ovviamente senza consultare l’interessato. In conclusione sono atterrato a Roma il 28 ottobre 2008.

Ripresa del lavoro nella biblioteca don Bosco dell’UPS

 Avendo lavorato nella biblioteca dell’UPS dal 1986 al 1997, avevo sempre mantenuto segretamente un certo contatto con quella realtà e sapevo ciò che colà avveniva. Dal 2000 avevano iniziato i lavori per la costruzione del nuovo edificio e con mio grande dispiacere avevo saputo che nel 2004 la rete URBE aveva deciso di cambiare il programma Aleph adottando Amicus. Ciò mi dispiaceva grandemente anche perché sapevo che Aleph era uno dei migliori programmi di gestione biblioteche e che l’UPS aveva ricevuto da Israele in modo impagabile una licenza gratuita e illimitata.

Dalla Russia ero stato invitato il 31 gennaio 2006 all’inaugurazione della nuova biblioteca, e nel 2004 avevo scritto una lettera in occasione dei dieci anni della rete URBE della quale mi consideravo uno dei fondatori e di cui per diversi anni ero stato direttore esecutivo.

Dopo poco più di un mese dal mio ritorno, l’8 dicembre 2008, ricevetti la nomina ufficiale a prefetto della biblioteca don Bosco. Il mio predecessore (15 anni prima era stato mio successore) non lasciò subito il campo: chiese di poter restare ancora alcuni mesi. Ritornò in Argentina solo a metà febbraio 2009. In quei mesi studiai con attenzione la situazione: sentii il parere del personale e di molti docenti, raccolsi osservazioni, reclami, aspettative e annotai tutto, preparando un piano di azione. La lamentela più ricorrente era la mancata catalogazione soprattutto delle acquisizioni. Contai personalmente i libri già controllati e collocati, ma accumulati in attesa di catalogazione (oltre 8.000). Dovetti constatare inoltre che i progetti da me avviati negli anni ’90 per una catalogazione sistematica dei vari settori nel computer era stata disattesa e calcolai in oltre 80.000 libri la quantità che avrebbe dovuto essere ancora immessa nel computer. Purtroppo, anche se molti libri erano stati catalogati nel cartaceo, ora erano praticamente inaccessibili alla ricerca, essendo stato eliminato fisicamente il catalogo cartaceo (incredibile!).

Occorreva un intervento urgente, rapido e deciso. Feci presente la grave situazione e azzardai un’ardita proposta alla Fondazione che nel passato ci aveva aiutato fidandosi della nostra serietà. La richiesta necessaria inoltrata era di 800.000 €. Nonostante loro sorpresa per la situazione inconcepibile che si era creata, accettarono di darci una mano e promisero un sostegno di 300.000 € distribuiti in tre anni. Ciò mi diede la possibilità di contattare una cooperativa, la quale in un anno catalogò i libri di acquisizione giacenti. Continuai poi con i settori del pregresso non ancora catalogati sistematicamente, prendendo a lavorare catalogatori scelti con molta cura.

Causa i limiti del programma e la inadeguatezza dei computer anche qui il risultato non fu quello che avevo previsto e desiderato. Mi chiedevo come mai quindici anni prima potevamo “copiare” i record da altre biblioteche, e procedere speditamente, mentre ora eravamo costretti a fare una catalogazione primaria, come se noi fossimo i primi a dover catalogare quei libri che avremmo potuto facilmente trovare già catalogati in altre biblioteche.

 

Ritorno in biblioteca

Ripresa del lavoro nella biblioteca don Bosco dell’UPS

 Avendo lavorato nella biblioteca dell’UPS dal 1986 al 1997, avevo sempre mantenuto di nascosto un certo contatto con quella realtà e venivo a sapere  ciò che colà avveniva. Dal 2000 erano iniziati i lavori per la costruzione del nuovo edificio e questo mi incuriosiva, ma con mio grande dispiacere avevo saputo che nel 2004 i responsabili della rete URBE avevano deciso di abbandonare il programma Aleph adottando Amicus. Ciò mi rincresceva grandemente perché sapevo che Aleph era uno dei migliori programmi di gestione biblioteche esistenti al mondo e che l’UPS aveva ricevuto da Israele il grande privilegio di una licenza illimitata e gratuita.

Dalla Russia avevo ricevuto l’invito per il 31 gennaio 2006 per l’inaugurazione della nuova biblioteca, e nel 2004 avevo scritto una lettera in occasione dei dieci anni della rete URBE di cui mi consideravo uno dei fondatori e della quale per diversi anni ero stato direttore esecutivo.

L’8 dicembre 2008, a poco più di un mese dal mio ritorno, ricevetti la nomina ufficiale a prefetto della biblioteca don Bosco. Il mio predecessore, don Juan Picca (che 15 anni prima era stato mio successore) non lasciò subito il campo: chiese di poter restare a Roma ancora alcuni mesi. Egli ritornò in Argentina solo a metà febbraio 2009. In quei mesi studiai esaminando con attenzione la situazione: sentii il parere del personale e di molti docenti, raccolsi osservazioni, reclami, aspettative e annotai tutto, preparando un nuovo piano di azione.
La lamentela più ricorrente era la ritardata catalogazione soprattutto delle acquisizioni. Contai personalmente i libri già controllati e collocati, ma accumulati in attesa di venir catalogati (oltre 8.000). Dovetti constatare inoltre che i progetti, da me avviati negli anni ’90 per una catalogazione sistematica dei vari settori nel computer, era stata disattesa. Purtroppo, anche se molti libri erano stati catalogati nel cartaceo, ora praticamente erano inaccessibili alla ricerca, perchè era stata presa l’infelice e incredibile decisione di eliminare fisicamente il catalogo cartaceo. Non avevo parole! Su alcune pedane erano ammassati scatoloni pieni delle schedine catalografiche. In magazzino trovai accantonate e vuote le eleganti cassettiere di metallo, rese inservibili. In un altro magazzino trovai le bacchette metalliche che servivano a tenere bloccate le  schede. Mi chiedevo come avevano potuto procedere alla distruzione di un catalogo costruito pazientemente con decine di anni di lavoro dai nostri predecessori, e con quale criterio era stata fatta questa decisione, visto che  in sala di lettura esistevano ancora due cassettiere con alcune schede. Purtroppo non sono riuscito a scoprire il motivo di questa eliminazione che nessuna biblioteca al mondo avrebbe mai osato fare. Mi angosciava l’idea e il dubbio se veramente il contenuto di tutte le schede era stato inserito nel computer.

Feci un duplice controllo dello schedario topografico e nel computer per verificare la quantità di libri di ogni settore inseriti nel computer. Dai miei calcoli risultava essere oltre 80.000 i libri che avrebbero dovuto essere ancora immessi nel computer. Per avere nel catalogo informatico tutti i libri, occorreva un intervento urgente, rapido e deciso. Feci presente la grave situazione e mi azzardai a inoltrare una richiesta finanziaria alla benefica Fondazione che in altri tempi ci aveva aiutato, anche se era molto alta: sarebbero stati necessari 800.000 €.
Nonostante la sorpresa per la situazione inconcepibile che si era creata, la Fondazione accettò di venirci incontro promettendo un aiuto di 300.000 € distribuiti in tre anni. Ciò mi diede la possibilità di contattare una cooperativa, la quale in un anno catalogò i libri di acquisizione giacenti in attesa. Continuai poi con i settori del pregresso, non ancora catalogati sistematicamente, invitando a lavorare catalogatori scelti con molta cura, tutti diplomati alla Scuola Vaticana.

Causa i limiti del programma informatico scelto e la inadeguatezza dei computer, il risultato non fu quello che avevo previsto e desiderato. Mi chiedevo come mai quindici anni prima era possibile “copiare” i record da altre biblioteche, e procedere speditamente, mentre ora si era costretti a fare una catalogazione primaria, come se noi fossimo i primi a dover catalogare quei libri che avremmo potuto facilmente trovarli già catalogati da altre biblioteche. Mi resi conto della scelta sbagliata fatta abbandonando un sistema come Aleph che aveva risolto questi problemi.

Monumento a don Bosco

Fiducia nel progetto pedagogico di Don Bosco”:
il Gran Cancelliere dell’UPS benedice la statua del Santo

(Roma, 13 novembre 2012) – Intensa e suggestiva è stata la cerimonia di benedizione della statua di Don Bosco collocata nell’aiuola di ingresso prospiciente la Biblioteca dell’UPS che porta il nome del Santo. Presente il Rettor Maggiore e Gran Cancelliere dell’UPS, don Pascual Chávez che ieri, 12 novembre, ha benedetto il simulacro dopo aver pregato insieme ai tantissimi presenti, membri delle comunità religiose della Visitatoria dell’UPS, docenti e studenti, amici e benefattori dell’opera di Don Bosco e tantissime Figlie di Maria Ausiliatrice delle vicine comunità della Casa generalizia.

Don Chávez era accompagnato dal suo Vicario don Adriano Bregolin. Era presente lo scultore della statua, il maestro Mauro Baldessari di  Milano, dono di un benefattore che ha voluto rimanere nell’anonimato.

Prima di procedere alla benedizione della statua, il Rettor Maggiore ha invitato a benedire Dio, che ci benedice tutti e nel cui nome viene benedetta la statua, segno della sua presenza attraverso l’immagine di Don Bosco. In un secondo momento a commento della parola del brano evangelico ascoltato ha evidenziato le quattro fedi che hanno aiutato Don Bosco a sostenere la sua opera in fiduciosa risposta al disegno provvidenziale di Dio su di Lui:
la fiducia nei giovani, quando altri non avevano tale fiducia o l’avevano solo a parole come succede ancora oggi mentre dilaga un giovanilismo vacuo e disumano;
la fiducia nell’educazione per formare persone solide, professionisti competenti, cittadini attivi, cristiani impegnati;
la fiducia nell’azione preventiva del suo sistema educativo, che promuove le forze dei giovani e del contesto invece di reprimerle;
la fiducia nel protagonismo dei giovani
e delle persone aggregati al suo ideale in un movimento che ha a cuore lo stesso progetto della salvezza integrale dei giovani, (che ai nostri giorni può essere intesa come promozione umana e sociale e come benessere spirituale plenario).
Don Bosco, ha continuato il Rettor Maggiore, è ancora oggi il riferimento valido e attuale per ogni processo pedagogico in atto e potenziale e uno sprone per la fiducia che deve accompagnare ogni intento di promozione dei giovani, sociale, culturale e anche accademica universitaria.

Al termine dell’atto il Rettor Magnifico, a nome della comunità accademica e dei presenti ha ringraziato don Chávez per il dono insperato della sua presenza e per le sue parole di incoraggiamento.

[Iniziativa proposta da don G. Tabarelli]

Realizzazioni e sogni

Relazione triennale del lavoro fatto

 Dopo tre anni di intenso lavoro, alla scadenza del mio incarico di prefetto, ho riassunto il lavoro svolto nel periodo del mio incarico, in una relazione esaustiva dove esponevo brevemente la situazione trovata, i progetti avviati e quanto era stato realizzato: Biblioteca – relazione triennale (2008-2011). In quell’epoca partecipavo anche alle sedute del senato accademico come rappresentante eletto del personale non docente. In questa sede desideravo esporre ufficialmente la situazione della biblioteca, come previsto anche dagli statuti, ma non mi fu concesso. Quella relazione rimase incomprensibilmente inedita anche per i mesi e anni successivi, nonostante l’avessi consegnata più volte al Rettore. Il mio incarico di prefetto era effettivamente scaduto nel dicembre 2011, ma nonostante l’avessi fatto presente, non successe nulla fino ad inizio maggio 2012, quando fui reintegrato per alcuni mesi come prefetto, fino alla nomina di un successore.

 Le realizzazioni più significative della ripresa del lavoro come bibliotecario

 Ne ho parlato sufficientemente nella relazione triennale, ma poi ho riassunto i risultati anche nell’ultimo numero (32°) del Notiziario UPS 32 ultimo del giugno 2014.  Ho schematicamente descritto i risultati del mio lavoro in quattro aree:

1)         Nel campo della biblioteconomia: recupero del pregresso, creazione e gestione del fondo doppioni, riordino delle Sale di lettura e dei seminari, assorbimento di molte donazioni, valorizzazione del fondo Marega, ecc.

2)         Progresso tecnologico e informatico: scanner planetario a disposizione degli utenti, cambio del programma informatico di gestione (Libero), inserimento immagini di copertine nei record, progetto mediateca, ecc.

3)         Informazioni e comunicazioni: sito web della biblioteca (www.biblioteca.unisal.it), notiziario (32 numeri), guida alla biblioteca, bacheca elettronica, esposizioni e mostre, programma Citavi per elaborazione tesi, ecc.
[NB. – Il Notiziario nel rifacimento del sito è stato eliminato.]

4)         Digitalizzazione: completamento fondo Marega, banche dati e Discovery (EDS), repository per full text in pdf, estratti di articoli di docenti e spoglio di miscellanee, ecc.

Poster con l’offerta dei libri doppi per tutti gli interessati

5)      A questi punti va aggiunta anche la Soluzione del problema dei doppioni in modo innovativo e utile. Dato il confluire di molte donazioni, ogni biblioteca presenta questo problema: Che fare dei doppioni? Buttarli o renderli utili per altri. Dopo lunga riflessione ho risolto in modo soddisfacente questo problema, offrendo in internet i doppioni agli interessati, dietro un minimo compenso, presentato come offerta di liberalità. In questo modo la biblioteca con un minimo di organizzazione, aveva delle entrate modeste, ma utili.  Sul sito della biblioteca veniva segnalato anche questo utile servizio che per alcuni anni venne molto apprezzato.

Dal 2009 al 2013 avevo lavorato con rinnovato entusiasmo in biblioteca, riprendendo programmi interrotti, impostando nuovi progetti, guardando al futuro e cercando di far recuperare alla biblioteca anni di quiescenza persi per il suo sviluppo e l’adeguamento ad un nuovo concetto di biblioteca, alle esigenze e agli standard attuali. Avevo messo a disposizione la mia lunga esperienza e tutta la mia competenza acquisita in tanti anni di servizio e ravvivata con continui aggiornamenti.

Amaro commento: Ma l’efficienza e la competenza non sono qualità apprezzate nei nostri ambienti: fanno paura e mettono a disagio. Qui contano più le chiacchiere e le simpatie. Dal torbido fondo emergono ambigue protezioni e amicizie che prevalgono sull’onestà e la correttezza. La gente non ama sentirsi stimolata a raggiungere nuovi orizzonti ed essere scomodata dalle proprie abitudini di indisturbata poltroneria e di acquisita tranquillità. Un capo che scuote e stimola a maggiore efficienza non è tollerato. Ecco allora il venticello della reazione che si serve della delazione, della mormorazione e della calunnia per destabilizzare la situazione e annullare ogni sforzo di efficienza. Mi viene in mente la frase che mi disse anni prima un impiegato: “Qui a Roma si lavora così. Voi del Nord non avete alcun diritto di imporci altri ritmi di lavoro”. Un saggio confratello mi ha svelato la causa vera di ciò che è poi avvenuto: “Tu eri troppo severo ed esigente con il personale”. E questo sarebbe un male?

Termino questo capitolo con una breve relazione desunta dal notiziario ANS, riguardante la benedizione di una statua di don Bosco, patrono della biblioteca, che avevo desiderato e suggerito, anche se la collocazione non era dove avrei voluto.

Nuovo programma di gestione

Cambiamento del programma di gestione della biblioteca

 Rientrato nell’ambito della biblioteca, praticamente dopo 12-14 anni di assenza effettiva, faticai non poco a riambientarmi e a impratichirmi del programma Amicus che nel 2002 aveva sostituito Aleph. Istintivamente facevo continuamente il paragone con Aleph, il programma che io conoscevo molto bene, e mi trovavo molto a disagio nella situazione di incompetenza e di impossibilità di gestione, dovendo far intervenire in continuazione la ditta per ogni minimo problema. Sentivo anche le insistenti reazioni piuttosto negative delle altre biblioteche della rete URBE. Dopo che l’università della Santa Croce ebbe fatto per prima il passo di cambiare programma, mi guardai attorno anch’io e nel novembre 2011 mi imbattei, durante un congresso di bibliotecari, nel programma Libero che ispirò la mia fiducia soprattutto per due fatti:

  1. la possibilità di gestire il programma in toto a livello di bibliotecari (senza l’intervento indispensabile di informatici) e
  2. la possibilità effettiva di poter praticare una catalogazione partecipata, utilizzando record già presenti in altre biblioteche.

Approfondimmo la conoscenza del programma rappresentato in Italia dalla InfoLogic e prodotto in Australia. Dopo una presentazione globale, decidemmo di adottare il programma LIBERO e facemmo un anno di cammino partecipando alla parametrizzazione di tutte le funzioni. Il cammino è stato lungo, ma ci ha dato soddisfazione e ora risulta funzionante. Speravamo che altri soci di URBE lo adottassero, ma purtroppo rimanemmo soli. Altre biblioteche, preferirono rivolgersi a KOHA che si appoggia su programmi open source, per gestire i quali occorre avere a disposizione degli informatici.

La situazione di URBE

 In qualità di prefetto della biblioteca, ripresi la partecipazione alle attività e agli incontri di URBE, nella quale notai con facilità lo scarso entusiasmo, sottolineato anche dalla non sempre completa partecipazione agli incontri. Nominato nel consiglio direttivo, ho cercato di riportare equilibrio, ma il clima non era più quello degli anni iniziali nei quali giocavo un ruolo da protagonista. Si poteva constatare che si era fatto un certo cammino soprattutto nella formazione e nella professionalità dei bibliotecari. Ma il mio chiodo fisso era sempre quello dei “prefetti”, dei dirigenti, al cui ruolo non sempre venivano nominate persone professionalmente preparate: di qui la diversità di livello di comprensione, difficoltà di dialogo e d’intesa. D’altra parte si notava la scarsa informazione dei relativi Rettori e presidi, ai quali erano riservate le decisioni importanti.

Un esempio eclatante era la discussione sul catalogo virtuale unico, protrattasi per anni senza arrivare ad una decisione definitiva, che avrebbe potuto essere un ulteriore aiuto per tutti all’interno e un biglietto di significativa presentazione e collaborazione all’esterno.

Nuovi progetti

Nuovi progetti in biblioteca

 Dall’esame della situazione della biblioteca lasciatami in eredità dal mio predecessore, rilevavo alcune esigenze che tramutai poco alla volta in altrettanti progetti da realizzare per gli anni futuri. Della problematica situazione non potevo dare colpa al mio predecessore, lodevolmente impegnato nel seguire i lavori della nuova costruzione e nel nuovo assetto di essa. Il suo impegno era stato totale, ma alcune situazioni e decisioni prese riflettevano la sua carenza di appropriate nozioni biblioteconomiche di base, che coincidevano con la diffusa mentalità, anche nei nostri superiori, secondo cui per dirigere una biblioteca (pur anche universitaria) non era necessaria una preparazione professionale specifica. Le conseguenze erano evidenti, perlomeno agli occhi degli addetti ai lavori.

Al mio occhio esperto, oltre a tanti altri particolari che mi lasciavano perplesso, potei rilevare tre grossi problemi.

1) La nuova biblioteca, giudicata moderna e ben attrezzata, informatizzata e robotizzata, non poteva fare a meno di personale specializzato che giudicavo troppo scarso e inadeguato alle esigenze.

2) L’interruzione della catalogazione sistematica del pregresso aveva escluso una grossa parte del patrimonio che avrebbe dovuto essere inserito nel computer per renderlo accessibile agli utenti, tanto più dopo l’eliminazione dello schedario cartaceo.

3) Il trasferimento delle biblioteche di seminario nel nuovo edificio presentava situazioni di sovrapposizione, inutili raddoppiamenti che richiedevano interventi necessari di riorganizzazione, semplificazione e integrazione.

A questi problemi si aggiungevano le conseguenze del cambiamento del programma di gestione.