Nella formazione salesiana, dopo lo studio della filosofia seguono 2 o 3 anni di tirocinio pedagogico pratico. Io ho avuto la sorte di farne 4 anni, due a Torino presso l’Istituto professionale Rebaudengo e altri due a Berlino negli anni critici per questa città.
Primo anno di tirocinio: Torino Rebaudengo (1962-1966)
Istituto C. Rebaudengo
Ai primi di settembre 1962 entro nell’istituto professionale tecnico Conti Rebaudengo a Torino come assistente. L’istituto era un aspirantato per coadiutori e a quell’epoca, dopo aver chiuso alcuni laboratori (sartoria, falegnami ed ebanisti) aveva ancora la sezione dei meccanici, elettromeccanici e radio-elettronici. Accanto all’aspirantato c’era anche il “magistero”, cioè il corso di perfezionamento per giovani salesiani coadiutori, oggi sarebbe il post-noviziato. Tra il personale avevo per consigliere don Piero Ponzo e come catechista don Danilo Pane.
Il direttore Don Emilio Sirio
Il direttore nel mio primo anno era don Geremia Dalla Nora, molto affabile e amato, e nel secondo anno il mio ex maestro di noviziato don Emilio Sirio, molto stimato, trasferito al Rebaudengo dopo essere stato direttore dello studentato teologico di Bollengo. Leggi tutto “Torino Rebaudengo”
P. August Klinski, direttore della casa di Berlino, che conosceva il mio ispettore don Giuseppe Zavattaro fin dagli anni ‘30, gli chiedeva un chierico in prestito, trovandosi scarso di personale. Mi chiese se ero disponibile e io accettai con soddisfazione. Così quel giorno, 11 settembre 1964 ricevo l’Obbedienza per Berlino, dove protrassi di altri due anni il tirocinio. Avviai subito le pratiche per il passaporto con l’aiuto dell’Ufficio Viaggi di Valdocco e il 16 ottobre 1964 partivo dall’Italia per Monaco, accompagnato in macchina da mio fratello Remo che viveva in Germania da parecchi anni: e da Monaco, per la prima volta in aereo, volai alla volta di Berlino, atterrando all’aeroporto francese di Tegel. Con un taxi raggiunsi “Don Bosco Heim” di Wannsee, secondo le istruzioni del direttore.
Chiesa dell’Istituto Don Bosco Heim
La “casa” di Berlin-Wannsee era stata costruita dopo la guerra con l’aiuto degli Americani: si trovava infatti nel settore americano, al sud della città. Era un internato per ragazzi “difficili”, in genere sottratti alla famiglia per motivi sociali, affidati alle nostre cure in genere dallo Jugendamt (l’ufficio che si occupava della gioventù) quando le condizioni familiari erano difficili o critiche (famiglie disgregate, ragazzi abbandonati o non seguiti dai genitori). Pochi erano i casi di privati che ci affidavano i loro figli spontaneamente. Leggi tutto “Berlino”
La mia prima storica macchina fotografica, semplice ed essenziale
Durante il tirocinio, oltre a perfezionarmi nella lingua tedesca con lo studio personale e l’aiuto volonteroso dei ragazzi, che facevano a gara per insegnarmi parole nuove, imparai tante cose e facevo del mio meglio per rendermi utile nell’assistenza nel cortile (quando faceva bello) o nella sala dove facevano i compiti, nelle camerate (8 letti per camera). sviluppando soprattutto le mie doti pratiche: aggiustaggio dei giochi, allestimento di bacheche, piccole costruzioni.
Quattro discoli nel “Sandkasten”
Il direttore (P. August Klinski) mi regalò la mia prima macchina fotografica: un’Agfa-Box con la quale feci i primi esperimenti fotografici usando rullini da 12 foto in formato 120. Per questo d’ora in avanti posso fornire maggior materiale illustrativo.
I “Roller”, uno dei divertimenti dei ragazzi
Soprattutto nel primo anno, dedicavo la mattina (quando i ragazzi erano a scuola) allo studio della lingua: ascoltavo la radio (verificando il mio grado di comprensione) oppure leggevo il giornale diocesano, dal quale annotavo le parole nuove che man mano imparavo, su dei quadernetti di vocaboli, dopo averne cercato il significato sul vocabolario.
Una domenica a passeggio con i più piccoli davanti ad un monumento
Dopo il primo anno mi aspettavo di andare subito in teologia, come previsto, invece il direttore insistette considerando la mia giovane età e mi invitò a rimanere ancora per un anno. Le vacanze le passai a Penango, dove ebbe luogo un incontro di ex allievi. Mi impegnai a trovare un sostituto da inviare Berlino, e non avendolo trovato, mi sacrificai per un secondo anno.
Il secondo anno fu più facile del primo. Intanto c’erano anche altri due chierici tedeschi e poi io sapevo già meglio la lingua. Il direttore, in vista del mio ritorno, aveva accettato altri ragazzi nel primo gruppo e una dozzina venivano affidati direttamente alla mia cura. Alla domenica ogni tanto li accompagnavo a passeggio.
Le vacanze estive le passavamo con il nostro gruppo nella Selva Nera nei pressi di St. Märgen. Eravamo ospitati dalla famiglia Faller, una famiglia simile alla mia (10 figli, 6 femmine e 4 maschi), in un grosso cascinale che possedeva mucche, maiali, cavalli, prati, boschi e campi. I Faller ci mettevano a disposizione alcuni ambienti rustici che noi cercavamo di rendere abitabili.Leggi tutto “Mio compito a Berlino”
La situazione della città di Berlino a quell’epoca era molto critica e particolare. Dopo la guerra tutta la Germania era stata affidata al controllo delle potenze vincitrici: USA, Inghilterra, Francia e Russia. La zona controllata dalla Russia era stata trasformata in Repubblica Democratica Tedesca (DDR o Germania Est), mai riconosciuta dalla Germania, infatti i tedeschi la chiamavano ostinatamente e semplicemente “die Zone” (la zona di occupazione sovietica).
La città di Berlino era praticamente un’isola all’interno della Germania Est.
Per raggiungere Berlino bisognava attraversare la zona Est con i relativi severissimi controlli sia sul confine di entrata uscendo dalla Repubblica Federale Tedesca, che all’entrata di Berlino e al contrario, partendo da Berlino verso la Germania occidentale.
Ho sperimentato io stesso questi controlli sul treno: ci facevano uscire dagli scompartimenti per controllare sotto i sedili e svitavano persino il soffitto del treno per esaminare, con delle torce elettriche, se non vi fosse nascosto qualche clandestino. Altra volta, partendo da Berlino con un pulmino stipato accuratamente di coperte e materiale per il campeggio con i nostri ragazzi nella Selva Nera, al confine ci fecero scaricare totalmente il pulmino. Il modo più facile era un volo aereo per raggiungere uno dei tre aeroporti: Tegel (in zona francese), Schöneberg (in zona americana) e Gatow (in zona britannica). Per questo i voli verso Berlino dalla Germania Ovest furono facilitati con tariffe molto ridotte.
Il Check-point di Glinicke Brücke
La città di Berlino, veniva a trovarsi nella zona sovietica ed era stata suddivisa a sua volta in quattro settori controllati da Russia, Inghilterra, Francia e USA. In pratica a Berlino si poteva circolare liberamente nelle tre zone (americana, inglese, francese), ma c’erano difficoltà per recarsi a Berlino Est (il settore controllato dai Russi). Il passaggio poteva avvenire in alcuni punti check point: senza difficoltà per gli stranieri, con molte restrizioni per i cittadini della RFT, impossibile ottenere un permesso per i berlinesi.
Confini difesi con filo spinato
Qualsiasi comunicazione (strade, ferrovia, via acqua) era interrotta e impedita. Le tre zone fin dal 1961, erano state racchiuse dal famoso muro o da strisce di filo spinato che nell’intento dovevano proteggere dall’aggressione occidentale, mentre in pratica servivano per impedire la fuga dall’Est verso Ovest. Molti tentativi di fuga venivano penalizzati con la morte. I Vopos (Volkspolizei = polizia popolare) avevano l’obbligo di sparare. Le strade erano state sbarrate, porte e finestre lungo questo confine murate, canali ostruiti. Leggi tutto “Berlino negli anni ’60”